Page 254 - Galileo. Scienziato e umanista.
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a Praga, dove Keplero gli disse che aveva fatto la parte del
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cretino .
Forse Horky fu un migliore osservatore di Galileo che delle
stelle. Ecco il ritratto che fece del nostro eroe dopo la débâcle di
Bologna:
I capelli gli cadono sulle spalle; tutta la pelle e le sottili rughe sono
coperte dai segni del mal francese; il cranio è danneggiato, la mente
disturbata; i nervi ottici distrutti dall’osservazione scrupolosa dei minuti e
dei secondi d’arco intorno a Giove, condotta con troppa curiosità e
presunzione; la visione, l’udito, il gusto e il tatto rovinati per sempre; le
mani presentano i noduli della gotta, poiché ha rubato un tesoro fisico e
matematico; il cuore palpita, perché ha venduto a tutti una favola celeste
[…] Fortunato e tre o quattro volte beato il medico che riporterà alla salute
il malato messaggero [delle stelle] 80 .
Alcune di queste caratteristiche si confanno alle descrizioni
che lo stesso Galileo dava delle proprie condizioni di salute.
Iniziò a soffrire di seri attacchi reumatici all’età di quarant’anni,
nel 1604-605; venne assalito dai brividi di una febbre ostinata
per tutta l’estate del 1608; fu costretto a letto per gran parte
dell’inverno del 1610-11 da dolori di varia natura, insonnia,
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perdite di sangue e depressione (malinconia) . Horky notò
anche il delirium derivante dalla sifilide; in questo forse aveva
fatto centro: con lo stile di vita del duo Galileo-Sagredo un po’
di sifilide era quasi assicurata, e i suoi sintomi possono
assomigliare a quelli di altre malattie. Senza dubbio Galileo
aveva sforzato eccessivamente gli occhi nel tentativo di
rappresentare la Luna e dare la caccia alle stelle medicee; la
gotta si adatta bene all’abitudine di Galileo di indulgere nel vino
e alla sua propensione per i dolori reumatici. Quanto alle
palpitazioni, Galileo potrebbe aver già sofferto dell’irregolarità
del battito cardiaco di cui piú tardi si sarebbe lamentato.
Sebbene possiamo tranquillamente respingere l’eziologia di