Page 253 - Galileo. Scienziato e umanista.
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simili,  che  danno  pastura  dilettevole  ai  professori  di  quelle  scientie,

                      massime per il titolo di Sidera Medicea. Non posso già restar di dire, che da
                      molti di questi signori vien stimato hora ch’egli li habbia burlati, quando

                      diede per secreto quel cannone che era molto vulgare, et che nelle piazze si
                      è venduto sino a 4 o 5 lire, della medesima qualità, come si dice; et molti

                      poi se ne ridono, chiamandoli corrivi, mentre egli ha cercato di fare il fatto
                      suo, come ha fatto, et gli è riuscito con un augumento di 500 fiorini alla sua

                      provisione  ordinaria  per  la  sua  lettura.  Et  intendo  che  veramente  è
                      valentissimo huomo, et è molto amico di F. Paolo   76 .



                    La certificazione tardava a venire non soltanto per la penuria

                di  buoni  telescopi,  ma  anche  per  l’abbondanza  di  cattivi,  e,
                indipendentemente dal fatto che fossero buoni o cattivi, a causa

                del  fatto  che  venivano  utilizzati  da  persone  incapaci.  I
                destinatari del manufatto di Galileo non sapevano sempre come

                regolarlo correttamente per adattarlo alla vista di una specifica
                persona, acuta e chiara con l’occhio destro e magari debole e

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                confusa  con  l’occhio  sinistro .  E  ogni  utilizzatore  di  un
                telescopio  di  grande  potenza  progettato  da  Galileo  aveva  il
                problema di montarlo in modo tale che fosse tanto manovrabile
                quanto regolabile.

                    Galileo  stesso,  senza  volerlo,  diede  una  dimostrazione  dei

                problemi che la sua apparecchiatura poteva presentare, durante
                una sosta a Bologna sulla via di Padova, di ritorno dal trionfo

                ottenuto alla corte di Cosimo. Né Magini né alcuno degli altri
                venti  studiosi  presenti  riuscí  a  vedere  le  lune  di  Giove.  Uno

                degli osservatori, Martin Horky, il miope assistente di Magini,
                avvisò il proprio patrono Keplero e altri matematici tedeschi che

                le  stelle  dei  Medici  non  esistevano,  e  attaccò  pesantemente  il
                messaggero sidereo e il suo messaggio in un piccolo libro uscito

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                nel giugno del 1610 . Stigmatizzato anche da Magini, Horky
                fuggí a Milano dal suo buon amico Capra, cui affidò l’incarico

                di distribuire il libro laddove avrebbe fatto maggiori danni, e poi
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