Page 25 - Galileo. Scienziato e umanista.
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ricevute riuscí a dominare gli Elementi di Euclide quasi da solo
e si mostrò talmente promettente che il suo maestro raccomandò
la sua liberazione dalla medicina. Vincenzo, in modo del tutto
riluttante, diede il suo consenso. Anche a lui piaceva la
matematica, o comunque l’aritmetica, che utilizzava nelle
proprie teorie musicali, ma sapeva che i matematici non erano
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piú ricchi dei suonatori di liuto .
Galileo continuò gli studi a Pisa fino al 1585 quando, come
molti giovani nobili del tempo, lasciò l’università senza un
titolo. Nel frattempo aveva continuato le sue letture. Ricci lo
avviò all’opera di Archimede, che sarebbe stato per Galileo ciò
che Virgilio fu per Dante: un’ombra antica, sicura della strada
da seguire, l’una attraverso l’inferno, l’altra attraverso la
matematica. Per Galileo Archimede sarebbe sempre stato un
«superuomo», il prototipo del matematico puro e applicato: il
teorico dei coni e degli equilibri, delle quadrature e dei
baricentri, ma anche l’inventore delle macchine per catturare i
nemici, distruggere le navi e fare il lavoro dei giganti.
2. Anni «di pausa».
2.1. Matematica.
Durante gli anni Ottanta del Cinquecento Ricci iniziò a
insegnare presso ancora un’altra istituzione fondata sotto
Cosimo I, despota dallo spiccato senso civico: l’Accademia del
Disegno, creata nel 1569 allo scopo di istruire artisti, scultori e
architetti. I primi direttori previdero l’insegnamento della
matematica e misero a disposizione il denaro necessario per
pagare una lezione a settimana, di domenica, aperta a chiunque
preferisse la scienza ai sermoni. La retribuzione, un ducato al
mese, era pari a un quarto o a un quinto dello stipendio di un
professore universitario di matematica fresco di nomina – una
somma non sufficiente a far sí che la posizione fosse