Page 27 - Galileo. Scienziato e umanista.
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1565 alla morte (tav. 8). Combatté energicamente e con
successo perché la matematica occupasse una posizione di
rilievo nel curriculum dei gesuiti, e costituí una sorta di gruppo
di ricerca al Collegio, ma non provò a sovvertire la fisica
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tradizionale con i risultati ottenuti . Avrebbe sostenuto la
carriera di Galileo e i matematici del Collegio Romano
avrebbero aiutato a farla progredire – almeno fino a un certo
punto.
Il terzo, fra i primi mentori matematici di Galileo, il
marchese Guidobaldo del Monte (1545-1607), era il piú
convenzionale e il piú utile. Uomo di mondo e di vaste letture,
Del Monte aveva combattuto contro i Turchi (incontreremo
ancora molti di questi veterani) e aveva svolto per un breve
periodo il ruolo di ispettore delle fortificazioni del Granducato
di Toscana, prima di ritirarsi nel proprio castello, nei pressi di
Urbino, per dedicarsi alla matematica. Galileo adottò
l’approccio di Del Monte alle macchine semplici, esposto nel
Liber mechanicorum (1577), considerato allora il miglior testo
moderno sull’argomento, e Del Monte adottò Galileo come
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proprio figlioccio scientifico . Insieme al fratello Francesco
Maria del Monte – non un matematico ma, in quanto cardinale,
un patrono potente – contribuí a imporre Galileo all’Università
di Pisa, come docente di matematica, nel 1589. Benedetti,
Clavio e Del Monte furono per Galileo dei modelli: egli iniziò
la propria carriera da professore cosí come Clavio la concluse;
concluse la propria carriera da matematico di corte, cosí come
Benedetti l’aveva cominciata; e, sebbene avesse una posizione
ben diversa da quella di un marchese per diritto ereditario, ebbe
lo stesso senso della dignità della propria professione che ebbe
Del Monte.
La matematica occupava una posizione di scarso rilievo tra le
scienze aristoteliche. Per due motivi: innanzi tutto, si occupava
di oggetti astratti come linee senza spessore e piani senza
profondità, e quindi si applicava a un mondo di pura fantasia.