Page 28 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Quando  le  sue  conclusioni  si  riferivano  a  oggetti  fisici,
                tendevano a essere le meno interessanti possibile. A chi importa

                quanto  era  alto  Socrate?  Gli  accidenti  quantitativi  –  le  date,  i
                punteggi, i bilanci – infastidiscono e annoiano la maggior parte

                delle  persone.  Eppure,  sebbene  l’altezza  di  Socrate  non  abbia
                significato  alcuno,  quella  della  stella  polare  ne  ha;  e  poiché

                conoscerla  permetteva  di  navigare,  doveva  essere  associata  a

                una  qualche  verità.  Un  altro  esempio  comune  della  verità
                occasionale  della  matematica  che  veniva  frequentemente

                invocato al tempo riguardava il fatto che, vista la forma sferica
                della Terra, si doveva concludere che il Sole non può splendere

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                contemporaneamente sulla sua intera superficie . E continuava
                a essere una verità se si sosteneva la cosa al contrario, partendo

                dall’illuminazione  limitata  per  arrivare  alla  forma  sferica.
                Questo  ci  porta  al  secondo  motivo  per  cui  deprezzare  la

                matematica: la natura delle sue dimostrazioni.
                    Nella  logica  aristotelica,  la  dimostrazione  piú  forte

                (demonstratio potissima) è il sillogismo perfetto, il cui modello
                è «tutti gli A sono B, tutti i B sono C, quindi tutti gli A sono C».

                In  pratica,  le  premesse  di  una  proposizione  fisica  (tutti  gli  A
                sono  B,  tutti  i  B  sono  C)  traducevano  l’accordo  raggiunto  tra

                filosofi sulla base di esperienze ripetute e confermate di animali
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                razionali .  Sorse  naturalmente  la  questione  se  la  matematica
                facesse  uso  della  demonstratio  potissima.  Forse  sí,  perché

                Aristotele  raccomandava  le  dimostrazioni  geometriche;  ma
                forse no, perché non abbiamo l’esperienza diretta degli oggetti

                astratti  cui  fanno  riferimento  i  geometri.  Inoltre,  la  premessa
                maggiore  delle  proposizioni  geometriche  è  lontana  da

                qualunque  assioma  o  principio  primo,  e  potrebbe  non
                comportare  direttamente,  o  affatto,  la  proprietà  definitoria,  o

                «essenza», delle figure geometriche. Euclide sosteneva, in base
                a  un  assioma  sulle  rette  parallele,  che  la  somma  degli  angoli

                interni di un triangolo è pari a due angoli retti. Come potrebbe
                tale  assioma  costituire  una  definizione  corretta  o  una
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