Page 24 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 24

conoscenza  della  fisica  aristotelica.  Pisa  aveva  due  abili
                chiosatori  della  materia,  Francesco  Buonamici  e  Girolamo

                Borro  (o  Borri).  Ognuno  di  loro  insegnava  un  aristotelismo
                rigido pur senza essere d’accordo con i suoi principî, sebbene

                entrambi  avessero  un  profondo  rispetto  per  l’onestà  della
                filosofia  che  interpretavano  e  un  profondo  disprezzo  per  i

                compromessi  necessari  per  sottomettere  la  filosofia  greca  alla
                                         17
                teologia cristiana . Di conseguenza, essi provavano una certa
                insofferenza  verso  il  sistema  di  Tommaso  d’Aquino,  da  poco

                riconosciuto  dal  Concilio  di  Trento  come  insegnamento
                cattolico  ufficiale  e,  in  quanto  tale,  entusiasticamente  accolto

                dai domenicani e dai gesuiti. Senza la profilassi del tomismo, la
                filosofia  di  Aristotele  conteneva  insegnamenti  tossici  per  i

                cristiani.  Tra  i  piú  perniciosi,  l’eternità  dell’universo,  la
                mortalità  dell’anima  e  una  divinità  incapace  di  conoscere  gli

                individui:  nessuna  creazione,  nessun  giudizio  finale  o
                intermedio,  nessuna  vita  dopo  la  morte,  nessuna  Provvidenza,

                nessun cristianesimo. Ci voleva coraggio a essere un aristotelico
                di  stretta  osservanza  in  un’università  cattolica  ai  tempi  di

                Galileo.
                    I bravi Borro e Buonamici fissavano l'orario giornaliero per

                la  fisica  di  Galileo.  Le  loro  lezioni  fuori  dal  coro  sul  moto  e

                sulla gravità non si frapposero direttamente al suo cammino: i
                medici non avevano bisogno di sapere perché i corpi cadono per

                sotterrare i loro pazienti. E neppure vi si frapposero i corsi di
                medicina, se non come un ostacolo. Una via onorevole per farla

                finita si aprí inaspettatamente attraverso la corte dei Medici, che
                erano  soliti  trasferirsi  a  Pisa  per  un  certo  periodo  intorno  a

                Pasqua.  Tra  i  frequentatori  della  corte  c’era  un  matematico,
                Ostilio  Ricci,  che  avrebbe  concluso  la  propria  carriera  come

                matematico  del  granduca  Ferdinando  I.  Nel  1583,  tuttavia,
                quando incontrò il disamorato studente di medicina, Ricci era

                semplicemente  l’educatore  dei  paggi  del  granduca.  Galileo
                ascoltò una o due sue lezioni su Euclide: con le informazioni
   19   20   21   22   23   24   25   26   27   28   29