Page 20 - Galileo. Scienziato e umanista.
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ereditò una genialità di proporzioni michelangiolesche, oltre al
                gusto  della  generazione  di  Michelangelo.  Galileo  era  un

                umanista della vecchia scuola: preferiva di gran lunga Ariosto,
                il poeta tanto amato nel XVI secolo, a Tasso, che sarebbe stato il

                favorito nel XVII. Apprezzava scrittori come Machiavelli piú dei

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                prosatori  a  lui  contemporanei .  In  arte  non  amava  il
                manierismo, cosí come non amava le distorsioni, le stravaganze,

                le  anamorfosi.  Teneva  tantissimo  al  decoro.  Preferiva  la
                geometria dei greci alle algebre dei suoi contemporanei. Aveva

                scarso interesse per l’astronomia planetaria avanzata di Tycho e

                di  Keplero:  iniziava  sempre  con  Aristotele.  Non  era  un
                innovatore  per  temperamento.  E,  ci  viene  detto,  gli  piaceva
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                indossare vestiti di moda cinquant’anni prima .
                    Sebbene Galileo fosse nato a Pisa, dove abitava la sua poco

                collaborativa  madre,  si  vantava  di  essere  un  nobile  fiorentino
                per  parte  di  padre:  Vincenzo  Galilei,  un  musicista  e  teorico

                musicale.  La  nobiltà  di  Vincenzo  non  comportava  alcuna
                ricchezza  ma  il  diritto  di  assumere  una  carica  civica,  ed  egli

                viveva  nelle  condizioni  di  ristrettezza  tipiche  della  sua
                professione.  Il  matrimonio  con  Giulia,  appartenente  a  una

                famiglia  che  commerciava  in  tessuti,  fu  un’unione  di  arte  e
                commercio. Quando si sposarono, nel 1562, Vincenzo ricevette

                due  rotoli  di  tessuto  dal  fratello  della  moglie  e,  cosa  piú
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                importante, cento ducati e la pigione di un anno di una casa .
                Per un certo periodo il nuovo marito lavorò a Pisa nell’azienda

                di famiglia, ma ben presto si trasferí a Firenze, dove stabilí la
                propria attività di musicista e attrasse l’attenzione di Giovanni
                de’ Bardi, un uomo di mondo che aveva combattuto i Turchi ed

                era  tornato  a  Firenze  come  patrocinatore  delle  arti.  Bardi

                divenne  un  amico  sincero,  su  cui  si  poteva  contare.  Mandò
                Vincenzo  a  Venezia  a  studiare  con  quello  che  era  il  teorico

                musicale piú importante del tempo, Gioseffo Zarlino: erano gli
                anni Sessanta del Cinquecento. Vincenzo passò anche qualche

                tempo a Roma raccogliendo madrigali; ritornò quindi a Pisa o a
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