Page 234 - Galileo. Scienziato e umanista.
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qualunque cosa. Padre Benito Arias Montano, che curò la
pubblicazione della Bibbia poliglotta sponsorizzata da Filippo II
di Spagna, era necessariamente un lettore esperto. In Luca 4,5,
dove leggiamo che «Il diavolo condusse [Gesú] in alto e gli
mostrò in un istante tutti i regni della Terra», egli colse un
riferimento alla «prospettiva o arte ottica, che il diavolo conosce
bene; grazie a questa stessa arte costruiamo gli inspicilla, che
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portano oggetti molto distanti proprio davanti ai nostri occhi» .
Il testo risale al 1575: nessun cristiano osò sviluppare lo
strumento del diavolo per altri 33 anni. Successivamente vari
coraggiosi artigiani dei Paesi Bassi realizzarono versioni in
grado di ingrandire di un fattore 2 o 3. Uno di questi strumenti
capitò nelle mani di Sarpi nel luglio del 1609; dopo averlo
esaminato, consigliò al Senato di non comprarlo da un venditore
ambulante che lo vendeva al prezzo di 1000 scudi, compreso il
suo «segreto». Per allora, nell’agosto del 1609, il segreto non
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era piú tale .
La conoscenza che Sarpi aveva dell’ottica lo fece ben sperare
che il dispositivo potesse essere facilmente migliorato, e la sua
conoscenza degli uomini gli assicurava che Galileo era la
persona adatta per farlo. Non che Galileo avesse alcuna
particolare competenza di teoria ottica oltre la prospettiva: né
Sarpi né Keplero ritenevano che egli avesse compreso i principî
dello strumento e Sagredo, che si rivolse a lui varie volte
chiedendo spiegazioni, non ne considerò soddisfacente neanche
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una . Sarpi si sarebbe aspettato che Galileo procedesse come
aveva fatto quando aveva migliorato il magnete di Sagredo, cioè
per abili variazioni convergenti del noto metodo per
approssimazioni successive; e una volta trovato il metodo, che
lavorasse accanitamente fino ad arrivare a produrre uno
strumento che risultasse vendibile, cosí da poterlo aggiungere al
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suo inventario di accessori militari . Per rendere le cose piú
semplici, Sarpi informò Galileo che il dispositivo era composto
di due lenti, poste alle estremità di un tubo lungo quattro piedi.