Page 233 - Galileo. Scienziato e umanista.
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«che avanzano di meraviglia forse le maggiori curiosità che sin
hora siano state cercate da gl’huomini»; ma non aveva tempo di
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dire a nessuno di che cosa si trattasse . Né aveva tempo di
andare a Firenze nell’estate del 1609. Buon per lui.
1.2. Il dispositivo olandese.
«In Italia non abbiamo cosa nuova; solo è comparso
quell’occhiale che fa vedere le cose lontane, il quale io ammiro
molto per la bellezza dell’invenzione e per la dignità dell’arte,
ma per uso della guerra né in terra né in mare io non lo stimo
niente»: questo era la ponderata opinione di Sarpi all’inizio
dell’estate del 1609, quando egli era a conoscenza già da oltre
sei mesi dell’affermazione, da parte dei costruttori di occhiali
olandesi, di un dispositivo che faceva sembrare vicini gli oggetti
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lontani . Non ci credeva, in parte perché aveva pensato lui
stesso a qualcosa di simile, da giovane, ma vi aveva rinunciato
per «la repugnanza della materia», e in parte anche perché
aveva considerato la notizia esagerata, «come suole la fama per
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il viaggio» . Galileo reagí in modo analogo: non intravide la
possibile rilevanza di quel dispositivo per la propria opera di
corteggiamento nei confronti di Firenze o per il proprio
commercio di strumenti. Non è rimasta traccia di suoi sforzi tesi
a riprodurre i risultati olandesi, sebbene egli si fosse cimentato
con le lenti per occhiali e ne tenesse una certa scelta nel proprio
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negozio . Forse Galileo e fra Paolo non presero troppo
seriamente le voci che avevano sentito, in quanto ultime in una
lunga serie di storie relative a specchi ingrandenti o a
combinazioni di lenti e specchi. I maghi naturali come Della
Porta insegnavano che un ottimo artigiano era in grado di fare
meraviglie con allestimenti ottici simili a quelli installati
nell’antico faro di Alessandria, grazie al quale i curiosi
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potevano vedere da un capo all’altro del Mediterraneo . Ma né
lui né alcun altro mago moderno avevano spiegato come farlo.
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