Page 207 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Aristotele contro l’esistenza del vuoto. Rimane tuttavia la sua
                intuizione  che  ci  deve  essere  qualcosa  che  fornisca  la

                separazione  tra  le  posizioni  presente  e  futura  di  un  corpo  in
                movimento: il nostro «vuoto» non è un nulla, ma un terreno in

                cui si può avere un moto senza alcuna resistenza.
                    Alessandro:  Stai  diventando  molto  generoso,  col  passare

                degli anni. Sento che il fatto che tu abbia frequentato, in Veneto,

                persone  di  grande  intelligenza  tue  amiche  ha  smussato
                quell’atteggiamento  del  «so  tutto  io»  che  ti  aveva  fatto  tanto

                amare dai tuoi colleghi professori di Pisa.
                    Galileo:  La  moderazione  e  il  senso  comune  sono  ben

                nascosti nel mio carattere. In ogni caso, sono arrivato a capire
                che abbiamo fatto esattamente quello che fece Aristotele: siamo

                partiti  da  principî  solidi  ma  generalizzati  prematuramente.
                Abbiamo  sbagliato  ad  affidarci  ad  Archimede:  la  sua  teoria

                poggia sull’equilibrio statico, e la sua generalizzazione a corpi
                che si muovono costantemente di moto naturale non è ovvia e

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                potrebbe non essere possibile .
                    Alessandro: L’abbiamo generalizzata aggiungendo il vecchio

                concetto di impeto che si consuma, o si esaurisce da solo, per
                spiegare  per  quale  motivo  un  corpo  lanciato  verticalmente

                rallenta gradualmente, cessa di procedere verso l’alto e ricade

                indietro sempre piú velocemente, al decrescere dell’impulso che
                si  va  progressivamente  esaurendo.  Se  il  corpo  può  cadere  per

                una  distanza  sufficiente  da  perdere  completamente  l’impeto,
                procederà  con  una  velocità  caratteristica,  proporzionale  alla

                differenza  tra  la  densità  del  corpo  e  quella  del  medio.  Fino  a
                quel  momento  il  corpo  sembra  accelerare,  ma  in  effetti  sta

                semplicemente consumando l’impeto che gli era stato impresso.
                Come si rese conto Aristotele (per esprimermi con le tue nuove

                ed  eleganti  parole),  la  velocità  finale,  o  vera,  in  un  moto
                naturale  è  una  costante.  L’idea  comunemente  diffusa,  che  il

                                                                                         64
                moto di caduta naturale è un moto accelerato, è falsa . La mano
                (o il ripiano) che trattiene l’oggetto prima che esso cada fornisce
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