Page 205 - Galileo. Scienziato e umanista.
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una maggiore sicurezza di quella che le informazioni a nostra
disposizione ci permettono, potrebbe fare al caso nostro un
dialogo galileiano, che consente digressioni e
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approssimazioni . Vi partecipano Alessandro, l’alter ego
pisano di Galileo, che fino alla partenza dell’amico per Padova,
nel 1592, aveva studiato algebra, e Galileo stesso. La
conversazione si svolge durante l’estate del 1609, quando
Galileo, come era solito fare, stava trascorrendo parte delle
vacanze in Toscana.
2.2. Una ricostruzione immaginaria.
Alessandro: Che cosa hai fatto degli argomenti di cui
avevamo parlato cosí a lungo, nei tempi passati? Avevi quasi
completato una trattazione formale e l’avevi redatta in latino
prima di partire, ma non ne hai poi pubblicata neanche una
parola.
Galileo: La verità è che ho lavorato duramente per far
congiungere gli estremi; ho dovuto poi anche badare a tre
bambini e dare ascolto a vari amici di grande intelligenza. Ma
non è questa la ragione: la verità è che ho scoperto serie
difficoltà nel nostro caro vecchio De motu e non sono stato in
grado di risolverle all’interno del vecchio quadro teorico.
Alessandro: Se non riesci tu a risolverle, queste difficoltà,
nessuno può riuscirci.
Galileo: Come ricorderai, la meccanica di cui discutevamo a
Pisa faceva perno su un’estensione ai corpi in caduta della
trattazione che Archimede aveva svolto per i galleggianti.
Questo ci aveva portato a respingere la levità, tranne quando
ridevamo di Aristotele, in quanto inadatta alla scienza; e a dare
alla gravità relativa – la tendenza, cioè, che tutti i corpi hanno di
raggiungere il centro dell’universo – tutto lo spazio. Certo,
come Aristotele si era reso vagamente conto, i corpi piú pesanti
presentano questa tendenza con un’intensità superiore a quelli
leggeri. Ma egli commise un errore quando misurò questa