Page 200 - Galileo. Scienziato e umanista.
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alberi da varie posizioni scomode per mostrare a lui e a
qualsivoglia «nano istruito» in grado di leggere il padovano il
significato pratico della parallasse e della sua determinazione.
Nale: Caspita, ma la è piú chiara di un graticcio da vacche. Ora ecco
un’altra cosa: l’autore di questo prezioso libro dice che a meno che non sia
allo zenit, la Luna non può nascondere tutto il Sole.
Matteo: Ma che diavolo! questo pover’uomo si crede che la Luna sia una
frittata. Cancheruzzolo! […] Ce n’è altre?
Nale: Sí. Che vuol dire Grassalia 47 ?
La farsa di Cecco vene stampata nuovamente alla fine del
1605: in questa seconda edizione si trovano significative
differenze rispetto alla prima, nei punti in cui Matteo allude a
Copernico. Le allusioni, nella prima edizione, stampata a
Padova, sono amichevoli: «ce n’è parecchi (ed anco buoni) i
quali credono ch’e’ non si muova»; «mancano letterati, i quali
dicono che la terra gira torno torno come una macina da
molino». La seconda edizione, stampata a Verona, fa
riferimento a «questa bugia, che il Cielo non si moveva» e ai
«testimoni falsi» dei pitagorici e dei copernicani, e respinge gli
scrittori che ipotizzano che la Terra giri come «spiritati».
Sebbene Galileo debba essere stato deluso del fatto che dopo
aver perso metà della propria luminosità, e quando veniva
osservata da estremità opposte del diametro dell’orbita terrestre,
la nova non mostrava alcun mutamento di parallasse, è
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improbabile che abbia autorizzato i cambiamenti .
All’inizio del 1606 si presentò un avversario piú temibile di
Lorenzini: si trattava di Ludovico Delle Colombe, un fiorentino
dall’età piú o meno uguale a quella di Galileo, che avendo
accettato la posizione della nova cosí come era stata individuata
dai matematici, cercò di collocarla nel cielo dei filosofi. In linea
di principio non poteva essere creata dal nulla, ma doveva
essere soltanto visibile per la prima volta. Supponiamo che sia a