Page 195 - Galileo. Scienziato e umanista.
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alcune  per  conto  proprio,  ma  con  poca  fortuna;  non  avrebbe
                comunque lasciato che i suoi fratelli matematici inquinassero i

                cieli immacolati per poi abbandonare il loro sporco lavoro. «[I]
                matematici  si  accordaranno  presto  fra  loro  à  chiamarla  stella.

                Ma non sapranno però rispondere alle ragioni dei filosofi, che ’l
                Cielo sia incorruttibile, et non patischi queste novità»; «ripugna

                à tutta la filosofia […] io non posso acconsentire, che persone

                dotte alla prima vogliono tener’ il cielo coruttibile per poter dire
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                che  ella  sia  una  stella» .  Anche  Del  Monte  si  illudeva:  «[La
                nova]  sebene  io  non  la  sò  solvere  tutta  via  non  m’aquieto,  et
                credo, che ella sia cometa» – e quindi, da buon aristotelico, la

                mise in quarantena sotto al cielo della Luna. Ricordava anche
                che Mazzoni sapeva cosí tante cose sulle comete che era riuscito

                a convincere la granduchessa Cristina che non aveva nulla da
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                temere da esse: «fusse vivo il nostro s.  Mazzone» .
                    Un gruppo di filosofi matematici di Verona accettò il fatto
                che  la  nuova  stella  si  trovasse  oltre  la  Luna  e  propose  varie

                soluzioni  ai  problemi  di  fisica  che  ne  conseguivano.  Ilario
                Altobello,  un  frate  minore,  oltre  che  un  poeta  minore  e  un

                matematico, voleva provocare il massimo danno possibile: dopo
                aver osservato che la nova era comparsa la prima volta durante

                una congiunzione di Saturno e di Giove, pensò fosse il prodotto

                della loro unione, una «maravigliosissima maraviglia del cielo,
                donata per ultima luce all’ultimo della penultima età del mondo,

                facci  conoscere  gl’ingegni  e  la  verità  della  natura  celeste».  A
                causa della sua posizione rispetto a Giove e a Mercurio, la stella

                avrebbe rivelato la verità, che consiste nel fatto che il mondo è
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                ticonico . Altri corrispondenti da Verona attribuirono la nova
                alla luce del Sole riflessa dalla quintessenza relativamente densa
                creata o dalla sovrapposizione casuale di parti piú dense, oppure

                dalla compressione di parti piú rarefatte da parte di Giove e di
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                Saturno . Keplero, con la sua autorità, negò che la nova fosse
                in  alcun  modo  correlata  alla  grande  congiunzione,  o  che  i
                problemi che travagliavano l’Europa in quel momento fossero
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