Page 192 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Copernico.  Queste  e  altre  critiche  giunsero  all’orecchio  di
                Tengnagel grazie alla generosità di Magini, il rivale di Galileo:

                «Non  onorerò  questi  emulatori  e  calunniatori  di  Tycho,  –
                rispose  Tengnagel,  –  questi  nani  che  inveiscono  in  privato  e

                dalla  loro  cattedra  a  Padova  contro  chiunque  desiderino»,
                facendo il loro nome in connessione a quello glorioso di Tycho.

                «La  verità  non  può  essere  espressa  o  repressa  da  nottole

                nascoste  nell’ombra  (mi  riferisco  a  quei  proto-matematici,  a
                quel celebre – se Dio vuole – professore di matematica e al suo

                fratello  veneto  in  ignoranza  [Sarpi?  Sagredo?]).  Incapaci  di
                pubblicare  alcunché  da  soli,  essi  invidiano  le  immortali  e  piú

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                che  erculee  fatiche  di  altri» .  Galileo  non  aveva  pubblicato
                nulla perché non aveva nulla da dire che potesse resistere alle

                critiche che lui stesso vi muoveva.
                    Ci volle la stessa natura per obbligare Galileo a diffondere,

                se  non  a  pubblicare,  alcune  delle  proprie  immature  opinioni
                cosmologiche.  La  causa  fu  l’interesse  pubblico  suscitato  dalla

                nova del 1604, osservata a Padova per la prima volta da Capra e
                da due suoi amici, il 10 ottobre. Capra diede la notizia al proprio

                patrono,  Cornaro,  il  quale  la  comunicò  al  proprio  protégé,
                Galileo,  che  si  rimise  al  passo  degli  altri  il  giorno  15.

                L’università si rivolse al proprio matematico per chiederne una

                spiegazione.  Le  tre  lezioni  che  Galileo  dedicò  alla  nova  a
                novembre  e/o  a  dicembre  richiamarono  un  vasto  pubblico,

                ansioso  di  conoscerne  l’importanza  per  la  filosofia  e  per
                l’astrologia: «Gravi questioni, queste, – disse il professore, – e

                meritevoli  della  vostra  attenzione.  Se  solo  potessi  offrire
                risposte  che  corrispondessero  all’importanza  della  materia  e

                delle  vostre  aspettative  […]  Prenderò  qui  in  considerazione
                soltanto  un  singolo  punto,  che  riguarda  le  mie  particolari

                competenze,  le  prove  a  favore  del  suo  moto  e  della  sua
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                posizione» .
                    Galileo spiegò il significato dell’importanza della parallasse,
                riferí  che  la  nova  non  ne  mostrava  traccia  e  concluse,  con
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