Page 187 - Galileo. Scienziato e umanista.
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necessario  il  moto  annuale.  Quindi,  quando  scrisse  a  Keplero
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                nel  1597,  Galileo  era  copernicano  da  almeno  due  anni .
                Keplero avrebbe preferito un alleato che si basasse su una solida
                metafisica,  anziché  su  argomentazioni  fisiche  incerte:  come

                avrebbe correttamente osservato, nessuna teoria delle maree che
                non  comprendesse  la  Luna  poteva  corrispondere  alla  natura

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                delle  cose .  Ma  la  teoria  riportata  da  Sarpi  corrispondeva
                perfettamente  alla  natura  di  Galileo:  era  acuta  ed  economica,
                richiedeva  soltanto  moti  che  venivano  presupposti  per  altre

                ragioni ed era squisitamente cinematica, respingendo ogni sorta
                di  influenza  ad  hoc,  incomprensibile  e  soprannaturale  della

                Luna  sulle  acque.  Ed  era  sbagliata  –  un’altra  caratteristica  di
                molte delle semplificazioni di Galileo.

                    L’unica  cosa  che  colpí  l’attenzione  di  Galileo  mentre
                sfogliava il Mysterium di Keplero era alla fine del libro, quando

                Keplero avanzava un’ipotesi preliminare circa il progetto di Dio
                per  mettere  in  relazione  i  periodi  τ  dei  pianeti  con  le  loro

                distanze a dal Sole, cosí come era stabilito dai solidi platonici.
                L’ipotesi era sbagliata dal punto di vista quantitativo e, a modo

                di vedere di Galileo, anche da quello qualitativo. Keplero mise
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                in relazione i periodi con la presenza e l’attività del Sole . Agli
                occhi di Galileo ciò comportava l’introduzione di troppa fisica,

                o  della  fisica  sbagliata.  Il  suo  primo  tentativo  di  mettere  in
                relazione τ e a faceva appello a quella che potremmo chiamare

                la Caduta pisana, in riferimento al modo che Borro e Buonamici
                avevano  di  teorizzare,  cioè  lanciando  oggetti  pesanti  dalle

                finestre dei piani superiori. La Caduta pisana prevede che Dio
                lasci  cadere  i  pianeti  da  un  punto  del  firmamento  la  cui

                posizione un buon matematico potrebbe scoprire assumendo che
                la velocità lineare di un pianeta lungo la propria orbita sia pari

                alla velocità verticale v acquisita durante la caduta. I calcoli di
                Galileo  hanno  un  interesse  davvero  considerevole  anche  solo

                per  il  fatto  di  mostrare  che  i  problemi  astronomici  si
                inseriscono,  e  possono  forse  anche  aver  di  tanto  in  tanto
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