Page 141 - Galileo. Scienziato e umanista.
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000 prostitute, quando Galileo arrivò in città. Non era sposato e
                aveva  buone  probabilità  di  rimanere  scapolo;  i  professori,

                specialmente  quelli  di  lettere,  tendevano  a  non  sposarsi  e,  in
                quanto  cittadino  fiorentino  senza  grandissime  prospettive,  non

                costituiva una buona preda per una famiglia bene di Venezia.
                Otto anni piú tardi sarebbe diventato il padre di una bambina,

                Virginia,  la  prima  di  tre  figli  avuti  da  una  donna  veneziana,

                Marina Gamba, che non sposò mai. Una nota scortese del 1604
                su  di  lei  la  descrive  come  una  prostituta;  i  certificati  di

                battesimo  della  seconda  figlia,  Livia,  e  del  terzo  figlio,
                Vincenzo,  la  indicano  come  «Maddona»,  un  titolo  a  volte

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                attribuito alle (o subíto dalle) cortigiane oneste .
                    Fin  qui  le  cose  certe.  Per  riempire  i  buchi  possiamo

                immaginare  che,  per  conservare  l’attenzione  di  Galileo  per
                almeno sette anni (cioè dal concepimento di Virginia, nel 1599,

                a quello di Vincenzo, nel 1506), Marina non era soltanto bella
                fisicamente, ma aveva anche un talento per la musica e un certo

                gusto per la poesia. Le cortigiane poetiche tendevano a favorire,
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                e nei loro scritti a parafrasare o a plagiare, le Rime di Petrarca .
                Franco sottopose le proprie poesie, cosí ispirate, al giudizio del
                salotto  tenuto  dal  suo  consulente  letterario,  nientemeno  che  il

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                figlio di un doge, il poeta Domenico Venier . Galileo svolse un
                ruolo simile (ma si tratta di un esercizio di immaginazione) nei
                confronti  di  Marina  e  nei  suoi  tentativi  di  comporre  rime.  In

                qualità di mentore coscienzioso, si dedicò a uno studio attento
                del Petrarca, cosí come testimoniano i suoi appunti arrivati fino

                a  noi,  che  i  critici  fanno  risalire  agli  anni  immediatamente
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                successivi al suo arrivo a Padova . Questi appunti, a differenza
                dei  suoi  commenti  su  Ariosto  e  Tasso,  riguardano  soprattutto
                questioni di metro, di ritmo e di linguaggio, o individuano temi

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                petrarcheschi ricorrenti .
                    Tra i temi sottolineati da Galileo, l’amore è quello di gran

                lunga con il maggior numero di annotazioni e di esclamazioni.
                Si  segnò  ogni  passaggio  relativo  agli  occhi,  «stelle  che
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