Page 90 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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E come esempio di come si dovesse adattare la
Scrittura alla scienza, e non viceversa, Galileo
propose il solito passo di Giosuè: arrampicandosi
sugli specchi, egli sostenne infatti che poiché il
giorno dipende non dal moto del Sole, ma da quello
del Primo Mobile, per allungare il giorno
bisognerebbe fermare il Primo Mobile e non il Sole.
Così, «se Dio avesse fermato ’l moto del Sole, in
cambio d’allungar il giorno l’avrebbe scorciato e
fatto più breve».
Pretendere di insegnare ai gatti ad arrampicarsi,
cioè ai preti a interpretare la Bibbia, era
naturalmente una mossa azzardata: la lettera di
Galileo, circolata privatamente, finì per provocare le
unghiate dei felini. Il 21 dicembre 1614 un
domenicano, Tommaso Caccini, minacciò dal
pulpito lo scienziato con un versetto degli Atti degli
apostoli (1,11): «Galilei, perché state a guardare il
cielo?». E il 7 febbraio 1615 un altro domenicano, il
già citato Niccolò Lorini, lo denunciò al Sant’Uffizio.
Ingenuamente, Galileo credette che ci fossero
stati dei fraintendimenti a proposito della sua lettera
a padre Castelli: il 16 febbraio pregò dunque
monsignor Piero Dini di farne avere al cardinal
Bellarmino una copia autentica, ma questi gli diede il
14 marzo la risposta che si meritava, riportando le
cose al punto in cui le aveva lasciate Osiander. Come
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