Page 92 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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difficili», e di voler «offerirle poi a i piedi del Sommo
Pastore e a l’infallibile determinazione di Santa
Chiesa, che ne faccia quel capitale che parrà alla sua
somma prudenza».
La «somma prudenza» era però ormai entrata in
azione a rotta di collo: tre giorni prima, il 20 marzo,
il già citato Tommaso Caccini si era presentato al
Sant’Uffizio e con la sua deposizione era
incominciata l’istruttoria contro Galileo, che
proseguì per tutto il 1615 con gli interrogatori di vari
testi.
Il 3 dicembre lo scienziato si recò a Roma: un
paese che, come scrisse due giorni dopo
l’ambasciatore di Toscana al granduca, «non è da
venire a disputare sulla Luna, né da volere, nel secolo
che corre, sostenere né portarci dottrine nuove».
Prima di partire lo scienziato aveva a sua volta
scritto a Cristina di Lorena, riprendendo le tesi della
sua precedente lettera a padre Castelli e riportando
un’opinione destinata a diventar famosa, che Galileo
aveva appreso dal cardinal Cesare Baronio: che «è
l’intenzione dello Spirito Santo di insegnarci come si
vadia al cielo, e non come vadia il cielo».
La lettera affermava addirittura, come d’altronde
già il De revolutionibus di Copernico e il De l’infinito
di Bruno, che comunque non c’era nulla da temere,
perché il sistema eliocentrico era riservato ai
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