Page 120 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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Salviati. Voi errate, signor Simplicio. Voi dovevi dire che
ciaschedun sa ch’ella si chiama gravità. Ma io non vi
domando del nome, ma dell’essenza della cosa: della quale
essenza voi non sapete punto più di quello che voi sappiate
dell’essenza del movente le stelle in giro, eccettuatone il
nome, che a questa è stato posto e fatto familiare e domestico
per la frequente esperienza che mille volte il giorno ne
veggiamo. Ma non è che realmente noi intendiamo più, che
principio o che virtù sia quella che muove la pietra in giù, di
quel che noi sappiamo chi la muova in sù, separata dal
proiciente, o chi muova la Luna in giro, eccettoché (come ho
detto) il nome, che più singulare e proprio gli abbiamo
assegnato di gravità.
In conclusione della sua impressionante analisi,
che abbiamo condensato nella nostra breve sintesi, il
Dialogo invitava ad «andare a gustare per un’ora de’
nostri freschi nella gondola che ci aspetta», che
prefigurava l’analogo invito finale del Candide ad
andare a «coltivare il proprio giardino». E la frase
assumeva effettivamente un tono panglossiano, detta
da Galileo, al quale il destino stava per rivelare il
peggiore (o quasi) dei mondi possibili.
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