Page 91 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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con cui l’autore di questa teoria e i suoi seguaci la sostengono,
si accaniscono nel trincerarsi dietro le Scritture, non
accorgendosi che quanti più passi chiamano in gioco e quanto
più persistono nell’affermare che sono chiarissimi e non
ammettono altra interpretazione che quella che hanno in mente
loro, tanto più pregiudicherebbero la dignità della Scrittura
(naturalmente se il loro giudizio è di quelli che contano) se poi
la verità apertamente conosciuta come contraria creasse
confusione, almeno fra coloro che sono separati dalla Santa
Chiesa, che pure li ha a cuore come madre desiderosa di
ricondurli nel proprio grembo. Veda dunque l’Altezza Vostra
quanto disordine creano quelli che, nelle questioni di scienza,
schierano in prima linea a difesa delle loro posizioni i passi
della Scrittura, che molto spesso non hanno ben capito.
Se tuttavia costoro sono davvero e pienamente convinti di
aver colto il vero significato di un determinato passo della
Scrittura, ne consegue di necessità che sono assolutamente certi
di possedere la verità assoluta a proposito della teoria scientifica
che intendono discutere e che contemporaneamente sono
consapevoli di avere un grandissimo vantaggio
sull’interlocutore, cui tocca di sostenere la tesi falsa. In effetti
chi sostiene la verità può vantare dalla sua parte molte sensate
esperienze e molte dimostrazioni necessarie, mentre
l’avversario può avvalersi solo di apparenze ingannevoli,
ragionamenti capziosi e menzogne. Dunque se essi,
occupandosi di questioni esclusivamente naturali e non
ricorrendo ad altre armi che a quelle filosofiche, sono comunque
convinti di essere tanto superiori all’avversario, perché, al
momento dello scontro diretto, metton subito mano a un’arma
inevitabile e tremenda, per atterrire l’avversario con la sua sola
vista? Se devo dire quello che penso, io credo che siano loro i
primi a essere atterriti e che, sentendosi incapaci di fronteggiare
l’avversario, cerchino il modo di impedire il confronto,
vietandogli l’uso dello strumento verbale che la Bontà Divina
gli ha concesso e abusando dell’autorità giustissima della Sacra
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