Page 89 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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abbia voluto che fosse intesa quella cosa o un’altra non meno
vera: se infatti il restante contesto del discorso proverà che egli
non voleva far intendere quella cosa, non per questo sarà falsa
l’altra che voleva far intendere, ma senz’altro vera, nonché più
utile». Ma ciò che desta ancor più meraviglia della prudenza
con cui si muove questo autore è il fatto che, non bastandogli di
verificare che eventuali prove scientifiche concordino con il
senso in cui suonano le parole della Scrittura, nonché che il
significato assunto concordi con quanto detto prima e dopo nel
contesto, continua in questo modo: «Ma se anche il contesto
della Scrittura non solleverà dubbi sul fatto che lo scrittore
abbia voluto far intendere proprio quella cosa, resterà ancora da
chiedersi se non abbia potuto voler far intendere anche
dell’altro». Così, non risolvendosi ad accettare un significato e a
escluderne un altro, anzi, non sembrandogli che sia mai
possibile cautelarsi a sufficienza, precisa ancora: «Se poi
scopriremo che ha voluto far intendere anche dell’altro, sarà
incerto quale dei due sensi abbia voluto che fosse inteso, né è
arbitrario stimare che abbia voluto farli intendere entrambi, se
l’uno e l’altro son suffragati da circostanza certa». Infine, come
per giustificare le sue istruzioni con il dimostrarci a quali
pericoli esporrebbero sé stessi, le Scritture e la Chiesa quelli
che, badando più a tener fermo un proprio errore che alla dignità
della Scrittura, vorrebbero estenderne l’autorità oltre i limiti che
essa stessa si dà, conclude con le seguenti parole, che anche da
sole potrebbero bastare a reprimere e arginare l’eccessiva
licenza che qualcuno pretende di prendersi: «Accade infatti
molto spesso che uno scrittore anche non cristiano intorno alla
Terra, al cielo, agli altri elementi di questo mondo, al moto e
alla conversione o anche alla grandezza e alle distanze degli
astri, alle eclissi del Sole e della Luna, al corso degli anni e
delle stagioni, alla natura degli animali, delle piante e delle
pietre e delle altre cose di questo genere sia pervenuto a
conoscerle e a possederne nozioni certissime attraverso
l’esperienza e il ragionamento. È dunque oltre misura
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