Page 75 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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ministri di questa scienza suprema non dovrebbero arrogarsi
l’autorità di stabilire decreti negli ambiti che non esercitano e
non studiano. Sarebbe infatti come se un sovrano assoluto,
sapendo di essere libero di comandare e farsi ubbidire a suo
piacimento, volesse, non essendo né medico né architetto, che si
curassero i malati e si facessero costruzioni a modo suo, con
grave pericolo di vita per i poveri malati e inevitabile crollo
degli edifici.
Quanto poi all’ordinare agli stessi esperti di astronomia di
cautelarsi da sé contro le proprie osservazioni e dimostrazioni,
perché non possono essere altro che inganni e sofismi retorici, si
tratta di un ordine che non può in nessun modo essere eseguito.
Si ordina loro infatti non solo di non vedere quello che vedono e
di non sentire quello che sentono, ma anche, nella ricerca, di
trovare il contrario di ciò in cui si imbattono. Prima di
pretendere ciò, bisognerebbe che fosse loro indicato come far sì
che le facoltà distinte dell’anima possano dare ordini l’una
all’altra, quelle inferiori a quelle superiori, così che la facoltà
immaginativa e la volontà possano e vogliano credere il
contrario di ciò che intende l’intelletto (parlo sempre di
argomenti attinenti alle scienze della natura che non sono
proposizioni di Fede, e non di argomenti soprannaturali e di
Fede). Io vorrei pregare questi Padri molto saggi di prendere
attentamente in considerazione la differenza che passa tra il
sapere frutto di congetture e quello frutto di dimostrazioni per
cui, avendo ben chiaro quanto sia il secondo vincolante, si
rendessero meglio conto di come non sia possibile per chi lo
professa cambiare opinione semplicemente perché lo vogliono
loro, a proposito di questa o quella teoria dimostrata. È infatti
molto diverso chiedere obbedienza a un matematico o a un
filosofo o impartire disposizioni a un mercante o a un uomo di
legge e non è ugualmente facile modificare le conclusioni
dimostrate nelle scienze naturali o in astronomia e quelle
relative alla liceità degli articoli di un contratto, di una rendita
su capitale o di un cambio. Tale differenza è stata colta
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