Page 70 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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«le  cose  che  sappiamo  sono  una  minima  parte  di  quelle  che
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                ignoriamo?». Piuttosto, se per bocca dello stesso Spirito Santo

                sappiamo che «Dio lasciò il mondo alle loro dispute, affinché
                l’uomo  non  scopra  l’opera  che  Iddio  ha  compiuto  dall’inizio
                alla  fine»,  non  si  deve,  secondo  me,  contraddire

                quest’affermazione e sbarrare la strada alla ricerca e al pensiero
                in  merito  alle  cose  del  mondo  e  della  natura,  come  se  tutte

                fossero  già  state  scoperte  e  rese  note  con  certezza.  Parimenti
                non si dovrebbe giudicare temerario l’atteggiamento di chi non
                si  ferma  alle  credenze  diffuse  e  non  dovrebbe  esserci,  nelle

                discussioni che hanno per tema la natura, un interlocutore che si
                indigna con un altro che non sottoscrive la posizione che piace a

                lui, soprattutto a proposito di problemi che da migliaia di anni
                sono  oggetto  di  controversia  tra  filosofi  grandissimi,  come  il

                problema  della  fissità  del  Sole  e  della  mobilità  della  Terra.
                Penso in proposito a Pitagora e a tutta la sua scuola, a Eraclide

                Pontico, che la pensava nel medesimo modo, a Filolao maestro
                di Platone e, come riferisce Aristotele, a Platone stesso. Di lui
                Plutarco,  nella  Vita  di  Numa,  racconta  che,  ormai  vecchio,

                sosteneva che era veramente assurdo avere un’altra opinione. In
                modo  analogo  la  pensarono  Aristarco  di  Samo,  come  si

                apprende da Archimede, il matematico Seleuco, il filosofo Iceta
                di  Siracusa,  citato  da  Cicerone,  e  molti  altri,  per  arrivare  a

                Niccolò Copernico, che ampliò e confermò la teoria con molte
                osservazioni e dimostrazioni. E Seneca, filosofo eminentissimo,

                nel libro Sulle comete invita a impiegare la massima cura per
                accertare se sia il cielo o sia la Terra a compiere la rotazione
                diurna.

                      Per  questo  non  potrebbe  essere  che  saggia  e  utile  la

                decisione di non aggiungere, senza che ve ne sia la necessità,
                altri  precetti  a  quelli  che  riguardano  la  salute  dell’anima  e  la
                stabilità della Fede, contro i quali non c’è il pericolo che possa

                mai nascere una dottrina valida ed efficace. E se è così, sarebbe
                veramente fonte di disordine aggiungerli su richiesta di persone

                che, oltre al fatto che ignoriamo se parlino o meno ispirati dalla


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