Page 69 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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                testimonianze,  troviamo:   «Bisogna  dunque  porre  scrupolosa
                attenzione  ed  evitare  in  ogni  modo,  nel  trattare  la  dottrina  di

                Mosè, di prestare ascolto e dire categoricamente qualunque cosa
                che  si  opponga  a  manifeste  esperienze  e  alle  argomentazioni
                della filosofia o di altre discipline: infatti, poiché ogni cosa vera

                è sempre in accordo con la verità, la verità delle Sacre Lettere
                non  può  essere  contraria  alle  argomentazioni  vere  e  agli

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                esperimenti delle dottrine umane». E in sant’Agostino si legge:
                «Se  a  una  prova  certa  e  manifesta  si  contrappone  un’autorità
                come  quella  delle  Sacre  Scritture,  c’è  un  difetto  di

                comprensione:  chi  lo  fa,  contrasta  la  verità  non  con  il  senso
                della Scrittura, cui non è riuscito ad arrivare, ma piuttosto con il

                proprio  senso,  e  fa  opposizione  non  con  ciò  che  in  essa  è
                contenuto, ma con ciò che trova in sé al posto di quella».

                      Stando  così  le  cose  e  non  potendo  due  verità,  come  si  è
                detto, essere in contrasto tra loro, è compito dei commentatori

                saggi adoperarsi per penetrare il vero significato dei passi sacri,
                che,  senza  alcun  dubbio,  concorderà  con  le  conclusioni  cui  si

                approda  nell’indagine  della  natura,  accertate  mediante
                l’esperienza o le dimostrazioni necessarie. Anzi, poiché come è
                stato anche già detto le Scritture per le spiegate ragioni possono

                in  molti  passi  essere  interpretate  in  modo  diverso  rispetto  al
                significato letterale del testo e per di più non si può affermare

                con certezza che tutti gli interpreti parlino per ispirazione divina
                (se così fosse infatti, non potrebbe sorgere tra i commentatori
                alcuna  divergenza  sul  significato  del  medesimo  passo),  mi

                sembrerebbe  un  modo  molto  prudente  d’agire  l’impedire  a
                chiunque  di  vincolare  i  passi  scritturali  e  in  un  certo  senso

                costringerli a suffragare questa o quella teoria scientifica, dopo
                che  l’esperienza  e  le  dimostrazioni  rigorose  fossero  giunte  a

                provare  il  contrario.  Chi  vuole  porre  un  limite  all’ingegno
                umano?  Chi  vorrà  sostenere  che  si  è  già  visto  e  saputo  tutto

                quello che al mondo c’è da vedere e da sapere? Forse gli stessi
                pronti ad ammettere in altre occasioni (come grande verità) che




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