Page 17 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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com’è che la scienza debba essere alla portata di tutti. Non si
tratta, dunque, di una semplice opzione estetica, ma piuttosto di
un aspetto decisivo della sua “politica culturale”.
Il genere epistolare – come d’altra parte quello dialogico –
appare particolarmente congeniale allo spirito di Galileo, poiché
è quello più adatto al confronto di idee, al loro scambio, alla
loro condivisione. Comunicare i risultati della propria ricerca è
un’attività altrettanto importante della ricerca stessa, è un
aspetto imprescindibile dell’attività scientifica e intellettuale. La
ricerca astronomica e la riflessione intellettuale hanno un senso,
sono in grado di ottenere risultati concreti e di determinare
conseguenze importanti nella misura in cui è presente un
“altro”, un destinatario al quale rivolgersi, con cui trovare punti
di consonanza o anche, in qualche caso, entrare in conflitto. Di
fatto, come per tutti i grandi epistolari (da quello di Cicerone in
poi), indirizzare lettere a specifici destinatari è una forma di
comunicazione solo formalmente privata, essendo destinata –
potenzialmente e in ultima istanza – a una successiva più ampia
diffusione. Inoltre, rinunciando allo stile dogmatico e
impersonale del trattato in senso stretto e scegliendo il genere
epistolare, Galileo può proporre testi che, configurandosi come
privati, non necessitano di autorizzazione ecclesiastica.
Proprio perché tale modo di comunicare deve essere
immediato, diretto, privo di fronzoli, non ingessato in forme
retoriche o stereotipate, Galileo opta per il volgare: per parlare
della realtà bisogna utilizzare la lingua della realtà (e non quella
dell’accademia). Così nelle Lettere copernicane troviamo
riferiti, nella lingua di tutti i giorni, i progressi intellettuali, le
conquiste scientifiche, ma anche le invidie e le gelosie che
spesso rischiavano di fare terra bruciata attorno allo scienziato
pisano, dunque i suoi stati d’animo di delusione,
preoccupazione, ansia: sentimenti, a ripercorrere le tappe della
sua vita tormentata, tutt’altro che immotivati.
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