Page 167 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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oculis remotissimis, si qua inde scripta, etiam divina, legerimus,
                quæ possint, salva fide qua imbuimur, aliis atque aliis parere

                sententiis,  in  nullam  earum  nos  præcipiti  affirmatione  ita
                proiiciamus,  ut,  si  forte  diligentius  discussa  veritas  eam  recte

                labefactaverit,  corruamus;  non  pro  sententia  divinarum
                Scripturarum,  sed  pro  nostra  ita  dimicantes,  ut  eam  velimus
                Scripturarum  esse,  quæ  nostra  est,  cum  potius  eam,  quæ

                Scripturarum est, nostram esse velle debeamus. Soggiugne poco
                di sotto, per ammaestrarci come nissuna proposizione può esser

                contro la Fede se prima non è dimostrata esser falsa, dicendo:
                Tamdiu  non  est  contra  Fidem,  donec  veritate  certissima
                refellatur:  quod  si  factum  fuerit,  non  hoc  habebat  divina

                Scriptura, sed hoc senserat humana ignorantia. Dal che si vede
                come  falsi  sarebbono  i  sentimenti  che  noi  dessimo  a’  luoghi

                della Scrittura, ogni volta che non concordassero con le verità
                dimostrate: e però devesi con l’aiuto del vero dimostrato cercar

                il senso sicuro della Scrittura, e non, conforme al nudo suono
                delle parole, che sembrasse vero alla debolezza nostra, volere in

                certo  modo  sforzar  la  natura  e  negare  l’esperienze  e  le
                dimostrazioni necessarie.
                     Ma noti, di più, l’A. V., con quante circospezzioni cammina

                questo  santissimo  uomo  prima  che  risolversi  ad  affermare

                alcuna interpetrazione della Scrittura per certa e talmente sicura
                che non si abbia da temere di poter incontrare qualche difficoltà
                che ci apporti disturbo, che, non contento che alcun senso della

                Scrittura  concordi  con  alcuna  dimostrazione,  soggiugne:  Si
                autem  hoc  verum  esse  certa  ratio  demonstraverit,  adhuc

                incertum  erit,  utrum  hoc  in  illis  verbis  sanctorum  librorum
                scriptor  sentiri  voluerit,  an  aliquid  aliud  non  minus  verum:

                quod  si  cætera  contextio  sermonis  non  hoc  eum  voluisse
                probaverit, non ideo falsum erit aliud quod ipse intelligi voluit,

                sed  et  verum  et  quod  utilius  cognoscatur.  Ma  quello  che
                accresce  la  meraviglia  circa  la  circospezzione  con  la  quale
                questo autore cammina, è che, non si assicurando su ’l vedere

                che  e  le  ragioni  dimostrative  e  quello  che  suonano  le  parole



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