Page 163 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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Anzi, conoscendo l’istesso Copernico qual forza abbia nella
nostra fantasia un’invecchiata consuetudine ed un modo di
concepir le cose già sin dall’infanzia fattoci familiare, per non
accrescer confusione e difficoltà nella nostra astrazione, dopo
aver prima dimostrato che i movimenti li quali a noi
appariscono esser del sole o del firmamento son veramente della
Terra, nel venir poi a ridurgli in tavole ed all’applicargli all’uso,
gli va nominando per del Sole e del cielo superiore a i pianeti,
chiamando nascere e tramontar del Sole, delle stelle, mutazioni
nell’obliquità del zodiaco e variazione ne’ punti degli equinozii,
movimento medio, anomalia e prostaferesi del Sole, ed altre
cose tali, quelle che son veramente della Terra. Ma perché,
sendo noi congiunti con lei, ed in conseguenza a parte d’ogni
suo movimento, non gli possiamo immediate riconoscere in lei,
ma ci convien far di lei relazione a i corpi celesti ne’ quali ci
appariscono, però gli nominiamo come fatti là dove fatti ci
rassembrano. Quindi si noti quanto sia ben fatto l’accomodarsi
al nostro più consueto modo d’intendere.
Che poi la comun concordia de’ Padri, nel ricever una
proposizione naturale dalla Scrittura nel medesimo senso tutti,
debba autenticarla in maniera che divenga de Fide il tenerla per
tale, crederei che ciò si dovesse al più intender di quelle
conclusioni solamente, le quali fussero da essi Padri state
discusse e ventilate con assoluta diligenza e disputate per l’una
e per l’altra parte, accordandosi poi tutti a reprovar quella e
tener questa. Ma la mobilità della Terra e stabilità del Sole non
son di questo genere, con ciò sia che tale opinione fosse in quei
tempi totalmente sepolta e remota dalle quistioni delle scuole, e
non considerata, non che seguita, da veruno: onde si può credere
che né pur cascasse concetto a’ Padri di disputarla, avendo i
luoghi della Scrittura, la lor propria opinione, e l’assenso de gli
uomini tutti, concordi nell’istesso parere, senza che si sentisse la
contradizione di alcuno. Non basta dunque il dir che i Padri tutti
ammettono la stabilità della Terra, etc., adunque il tenerla è de
Fide; ma bisogna provar che gli abbino condennato l’opinione
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