Page 166 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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della  nostra  età,  li  quali,  ascoltate  prima  l’esperienze,
                l’osservazioni,  le  ragioni  e  le  dimostrazioni  de’  filosofi  ed

                astronomi per l’una e per l’altra parte, poi che la controversia è
                di problemi naturali e di dilemmi necessarii ed impossibili ad

                essere  altramente  che  in  una  delle  due  maniere  controverse,
                potranno  con  assai  sicurezza  determinar  quello  che  le  divine
                ispirazioni  gli  detteranno.  Ma  che  senza  ventilare  e  discutere

                minutissimamente tutte le ragioni dell’una e dell’altra parte, e
                che  senza  venire  in  certezza  del  fatto  si  sia  per  prendere  una

                tanta  resoluzione,  non  è  da  sperarsi  da  quelli  che  non  si
                curerebbono d’arrisicar la maestà e dignità delle Sacre Lettere
                per sostentamento della reputazione di lor vane immaginazioni,

                né  da  temersi  da  quelli  che  non  ricercano  altro  se  non  che  si
                vadia  con  somma  attenzione  ponderando  quali  sieno  i

                fondamenti di questa dottrina, e questo solo per zelo stantissimo
                del vero e delle Sacre Lettere, e della maestà, dignità ed autorità

                nella  quale  ogni  cristiano  deve  procurare  che  esse  sieno
                mantenute. La quale dignità chi non vede con quanto maggior

                zelo  vien  desiderata  e  procurata  da  quelli  che,  sottoponendosi
                onninamente a Santa Chiesa, domandano non che si proibisca
                questa  o  quella  opinione,  ma  solamente  di  poter  mettere  in

                considerazione  cose  onde  ella  maggiormente  si  assicuri
                nell’elezione più sicura, che da quelli che, abbagliati da proprio

                interesse o sollevati da maligne suggestioni, predicano che ella
                fulmini senz’altro la spada, poi che ella ha potestà di farlo, non

                considerando che non tutto quel che si può fare è sempre utile
                che  si  faccia?  Di  questo  parere  non  son  già  stati  i  Padri

                santissimi;  anzi,  conoscendo  di  quanto  progiudizio  e  quanto
                contro  al  primario  instituto  della  Chiesa  Cattolica  sarebbe  il
                volere  da’  luoghi  della  Scrittura  definire  conclusioni  naturali,

                delle quali, o con esperienze o con dimostrazioni necessarie, si
                potrebbe in qualche  tempo dimostrare  il contrario  di quel  che

                suonan  le  nude  parole,  sono  andati  non  solamente
                circospettissimi,  ma  hanno,  per  ammaestramento  de  gli  altri,
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                lasciati  i  seguenti  precetti:   In  rebus  obscuris  atque  a  nostri



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