Page 164 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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contraria: imperò che io potrò sempre dire, che il non avere
avuta loro occasione di farvi sopra reflessione e discuterla, ha
fatto che l’hanno lasciata ed ammessa solo come corrente, ma
non già come resoluta e stabilita. E ciò mi par di poter dir con
assai ferma ragione: imperò che o i Padri fecero reflessione
sopra questa conclusione come controversa, o no: se no,
adunque niente ci potettero, né anco in mente loro, determinare,
né deve la loro non curanza mettere in obligo noi a ricevere quei
precetti che essi non hanno, né pur con l’intenzione, imposti: ma
se ci fecero applicazione e considerazione, già l’averebbono
dannata se l’avessero giudicata per erronea; il che non si trova
che essi abbino fatto. Anzi, dopo che alcuni teologi l’hanno
cominciata a considerare, si vede che non l’hanno stimata
erronea, come si legge ne i Comentari di Didaco a Stunica sopra
Iob, al c. 9, v. 6, sopra le parole Qui commovet Terram de loco
suo etc.: dove lungamente discorre sopra la posizione
Copernicana, e conclude, la mobilità della Terra non esser
contro alla Scrittura.
Oltre che io averei qualche dubbio circa la verità di tal
determinazione, ciò è se sia vero che la Chiesa obblighi a tenere
come de Fide simili conclusioni naturali, insignite solamente di
una concorde interpretazione di tutti i Padri: e dubito che
poss’essere che quelli che stimano in questa maniera, possin
aver desiderato d’ampliar a favor della propria opinione il
decreto de’ Concilii, il quale non veggo che in questo proposito
proibisca altro se non lo stravolger in sensi contrarii a quel di
Santa Chiesa o del comun consenso de’ Padri quei luoghi
solamente che sono de Fide, o attenenti a i costumi, concernenti
all’edificazione della dottrina cristiana: e così parla il Concilio
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Tridentino alla Sessione IV. Ma la mobilità o stabilità della
Terra o del Sole non son de Fide né contro a i costumi, né vi è
chi voglia scontorcere luoghi della Scrittura per contrariare a
Santa Chiesa o a i Padri: anzi chi ha scritta questa dottrina non
si è mai servito di luoghi sacri, acciò resti sempre nell’autorità
di gravi e sapienti teologi l’interpretar detti luoghi conforme al
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