Page 154 - Galileo Galilei - Lettere copernicane. Sentenza e abiura
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che ella potrebbe esser tale, o vero perché quello che da tutte
l’altre scienze viene insegnato, si trovasse compreso e
dimostrato in lei, ma con mezi più eccellenti e con più sublime
dottrina, nel modo che, per essempio, le regole del misurare i
campi e del conteggiare molto più eminentemente si contengono
nell’aritmetica e geometria d’Euclide, che nelle pratiche degli
agrimensori e de’ computisti; o vero perché il suggetto, intorno
al quale si occupa la teologia, superasse di dignità tutti gli altri
suggetti che son materia dell’altre scienze, ed anco perché i suoi
insegnamenti procedessero con mezi più sublimi. Che alla
teologia convenga il titolo e la autorità regia nella prima
maniera, non credo che poss’essere affermato per vero da quei
teologi che avranno qualche pratica nell’altre scienze; de’ quali
nissuno crederò io che dirà che molto più eccellente ed
esattamente si contenga la geometria, la astronomia, la musica e
la medicina ne’ libri sacri, che in Archimede, in Tolommeo, in
Boezio ed in Galeno. Però pare che la regia sopreminenza se gli
deva nella seconda maniera, ciò è per l’altezza del suggetto, e
per l’ammirabil insegnamento delle divine revelazioni in quelle
conclusioni che per altri mezi non potevano dagli uomini esser
comprese e che sommamente concernono all’acquisto
dell’eterna beatitudine. Ora, se la teologia, occupandosi
nell’altissime contemplazioni divine e risedendo per dignità nel
trono regio, per lo che ella è fatta di somma autorità, non
discende alle più basse ed umili speculazioni delle inferiori
scienze, anzi, come di sopra si è dichiarato, quelle non cura,
come non concernenti alla beatitudine, non dovrebbono i
ministri e i professori di quella arrogarsi autorità di decretare
nelle professioni non essercitate né studiate da loro; perché
questo sarebbe come se un principe assoluto, conoscendo di
poter liberamente comandare e farsi ubbidire, volesse, non
essendo egli né medico né architetto, che si medicasse e
fabbricasse a modo suo, con grave pericolo della vita de’ miseri
infermi, e manifesta rovina degli edifizi.
Il comandar poi a gli stessi professori d’astronomia, che
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