Page 82 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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diurno e annuo della Terra. In ogni punto della Terra, durante la notte, la
velocità di rotazione e quella di rivoluzione si sommano mentre, quando
nel punto in questione sorge il Sole e a mano a mano avanza verso il
mezzogiorno, si produce una frenata, dal momento che la velocità di
rotazione a questo punto si sottrae a quella della rivoluzione. Quando
scende la notte, le velocità riprendono a sommarsi e il processo
ricomincia. La composizione di due moti uniformi produce un moto
difforme, vale a dire accelerato, ed è questa la causa fondamentale del va
e vieni delle acque che ci è noto come le maree. Galileo illustra il
fenomeno mediante la figura di p. 452 di Opere, VII.
L’errore di maggiore conseguenza denunciato dagli storici riguarda la
teoria nel suo insieme e la fisica di Galileo. Nella seconda giornata
Galileo ci ha spiegato chiaramente la relatività del movimento, e ha
definito magistralmente un sistema inerziale. Tuttavia qui, nella sua
teoria epiciclica delle maree, confonde due sistemi diversi. Come dice
Koestler:
«Il movimento può essere definito solo in rapporto a qualche punto di
riferimento. Se il movimento viene riferito all’asse della Terra, allora qualsiasi
parte della sua superficie, liquida o solida, si muove a velocità uniforme di
giorno e di notte, e non si avranno maree. Se il movimento viene riferito alle
stelle fisse, ecco che allora si hanno nel diagramma cambiamenti periodici che
sono gli stessi in terra e in mare, e che non possono produrre differenze di
momento fra terra e mare. Una differenza di questo momento, che facesse sì che
il mare si “alzasse”, potrebbe manifestarsi solo se la Terra ricevesse una spinta
da una forza esterna, per esempio una collisione con un altro corpo. Ma sia la
rotazione della Terra sia la sua rivoluzione sono inerziali, si perpetuano cioè di
per sé e, di conseguenza, producono lo stesso moto in acqua e in terra, e una
combinazione dei due moti continua a dare come risultato lo stesso momento.
L’errore del ragionamento di Galileo deriva dal fatto di collegare il movimento
dell’acqua con l’asse della Terra, ma il movimento della terraferma con le stelle
fisse. In altre parole, passa inavvertitamente di contrabbando, per la porta di
servizio, la parallasse mancante» 192 (corsivo nell’originale).
La critica è chiara, ma forse anche troppo. La domanda suona: Koestler
riferisce proprio ciò che dice Galileo? Se lo fa, dovremmo accettare che
Galileo contraddice se stesso e che nella quarta giornata getta in mare la
fisica che faticosamente ha imbarcato sulla nave della nuova scienza
nella seconda giornata. In questa ci diceva che non c’era modo di
distinguere ciò che succedeva su una Terra in quiete da ciò che accadeva
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