Page 76 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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la fascinazione della circolarità.          173  Qui Galileo ci parla del dover essere,

          pur non credendo neppure lui che di per sé costituisca una spiegazione
          soddisfacente di ciò che è; credo pertanto che non possiamo affermare

          che Galileo attribuisca un movimento inerziale ai corpi celesti allo stesso
          modo  o  per  analogia  con  i  terrestri.  Infatti,  lo  stesso  Galileo  ci  dice
          esplicitamente, con l’ironia suscitata dalla frustrazione, di ignorare quale

          sia il principio che muove la Terra e i pianeti.


                   «Io non ho detto che la Terra non abbia principio né esterno né interno al moto
                   circolare, ma dico che non so qual de’ due ella si abbia; ed il mio non lo sapere
                   non ha forza di levarglielo. Ma se questo autore sa da che principio sieno mossi
                   in giro altri corpi mondani, che sicuramente si muovono, dico che quello che fa
                   muover la Terra è una cosa simile a quella per la quale si muove Marte, Giove, e
                   che e’ crede che si muova anco la sfera stellata; e se egli mi assicurerà chi sia il

                   movente di uno di questi mobili, io mi obbligo a sapergli dire chi fa muover la
                   Terra. Ma più, io voglio far l’istesso s’ei mi sa insegnare chi muova le parti della
                   Terra in giù.» 174


          Quanto  al  movimento  naturale-terrestre,  credo  che  quanto  si  è  detto
          riveli  con  chiarezza  che  non  rappresenta  alcun  progresso  rispetto  a
          Copernico e, sebbene si tratti di un movimento che persiste eternamente

          e uniformemente, sia forse il più lontano dal movimento inerziale. Come
          è stato ripetuto a sazietà da Koyré in poi, il principio di inerzia comporta

          una concezione tale per cui il movimento, come stato equivalente alla
          quiete,  si  è  totalmente  deontologizzato.  Questo  movimento  naturale-

          terrestre, al contrario, è ontologicamente determinato, in altre parole è
          legato alla natura di uno degli elementi.

          Quello che abbiamo denominato movimento conservato è quindi quello
          che sembra rappresentare un effettivo progresso concettuale rispetto alla
          concezione tradizionale, le cui tappe sono ripercorribili dal De motu fino

          al  Dialogo,  come  già  abbiamo  visto.  Ed  effettivamente,  quando  si
          seguono gli argomenti di Galileo in relazione a questo tipo di moto nel

          corso  del  Dialogo,  il  progresso  concettuale  in  questione  risulta  subito
          patente. Possiamo però anche renderci conto che la limitazione di questo

          movimento inerziale non consiste solo nella sua circolarità, ma anche nel
          fatto che questa circolarità è solo quella del piano equidistante rispetto

          alla  superficie  terrestre.  Orbene,  in  un  universo  copernicano,  in  cui  la
          Terra è quindi solo il centro del mondo sublunare, è evidente che esso
          non è applicabile al mondo celeste.





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