Page 75 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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mobili che scorrono per una di quelle superficie che non sono né declivi né
acclivi, e però disposta, quando le fusser rimossi tutti gli ostacoli accidentarii ed
esterni, a muoversi, con l’impulso concepito una volta, incessabilmente e
uniformemente». 167
È quello che di solito è stato presentato come il «principio di inerzia
circolare» galileiano. 168 Il quale viene così denominato perché contiene
parte dell’affermazione essenziale del principio di inerzia newtoniano,
vale a dire l’eterna continuazione del movimento con velocità
uniforme 169 se nessun ostacolo lo impedisca, sebbene qui lo si affermi
solo a proposito del circolare.
Orbene, se la nostra analisi è corretta, sarà forse necessario precisarla un
po’ meglio, dal momento che non tutti i movimenti circolari che si
conservano indefinitamente appartengono alla stessa classe.
Esistono, da un lato,
1) due movimenti circolari uniformi e pertanto eterni che, secondo la
deduzione di Galileo, hanno un carattere cosmico-naturale e le cui
caratteristiche si desumono dal principio secondo il quale il mondo è
un cosmo, vale a dire un universo ordinato. E sono il movimento di
rotazione sul proprio asse e quello di rivoluzione intorno a un centro
dei corpi che formano il mondo, vale a dire i pianeti. È quanto viene
detto, chiaramente e ripetutamente, nella prima giornata. 170 Esiste
poi
2) il movimento naturale eterno di rotazione di tutti i corpi terrei, in essi
innato appunto per il loro carattere terreo. Possiamo denominarlo
naturale-terrestre. 171 Inoltre, esiste
3) il movimento circolare indelebilmente conservato del corpo che si
stacca dal piano equidistante dalla superficie terrestre. Possiamo
denominarlo conservato. 172
Sono tutti movimenti che si prolungano indefinitamente con velocità
uniforme, e che pertanto in via di principio soddisfano i requisiti per
essere inclusi nel principio di inerzia galileiano. D’altra parte, è certo che
sono assai diversi uno dall’altro. Quello cosmico-naturale è chiaramente
copernicano, ma l’argomentazione a suo sostegno è tipicamente
aristotelica. A mio giudizio, presenta tutta l’impertinenza – nella duplice
accezione del termine – delle tesi il cui unico sostegno consiste nei
princìpi metafisici condivisi – in questo caso, il perfetto ordine naturale e
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