Page 58 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
P. 58
«nova», commenta infatti:
«De i luoghi dove collocar la stella nuova, alcuni son manifestamente
impossibili, ed altri possibili. Impossibile assolutamente è che ella fusse per
infinito intervallo superiore alle stelle fisse, perché un tal sito non è al
mondo». 132
Si potrebbe pensare che nel Dialogo Galileo dovesse usare prudenza
nell’accennare a temi così spinosi e che intendesse celare le sue vere
convinzioni sull’universo infinito. D’altra parte, certo è che non
disponiamo di nessun punto di appoggio solido a difesa di questa
possibilità, meno ancora che a difesa di quella contraria. Pare piuttosto
che la sua indecisione sia genuina e che esprima la sua vera opinione. In
ogni caso, anche la sua corrispondenza non ci dice nulla di più delle sue
opere pubblicate. La lettera a Liceti del gennaio del 1641 è quanto mai
eloquente in proposito:
«Il problema o questione del centro dell’universo, e se in esso sia collocata la
terra, è delle meno considerabili in astronomia, avvenga che agli astronomi
principali basta il supporre che il globo terrestre sia come di insensibil grandezza
in comparazione dell’orbe stellato, e, quanto al sito, che egli sia o nel centro
della rivoluzione diurna di tale orbe, o vero da quello remoto per distanza non
curabile. Tuttavia non è da affaticarsi in creder di poter dimostrare, né che le
stelle fisse siano collocate in uno spazio circonscritto da una sferica superficie,
più che con immense lontananze tra di loro in questo et in quel luogo situate.
Parimente il voler assegnar centro a quello spazio che non si sa né si può sapere
quale sia la sua figura, né pure se egli di qualche figura sia figurato, è impresa, al
mio parere, supervacanea e vana; onde il creder che la terra possa esser costituita
in un centro, il quale non si sa se sia al mondo, è impresa, come ho detto,
frustratoria». 133
Penso comunque che la prima giornata del Dialogo renda assai difficile
pensare a un universo infinito. Essa, e di conseguenza tutta la
cosmologia galileiana, si incentra sul concetto di «ordine cosmico»: un
ordine che da un lato esclude il «movimento rettilineo» perché è
«infinito» e la natura non può muovere verso un luogo al quale non può
giungere perché non esiste, 134 ed è inoltre un ordine che si spiega in
termini di collocazione, disposizione dei corpi «integranti
dell’universo». Ed è evidente che Galileo pensa sostanzialmente al Sole
e ai pianeti, come Copernico o Keplero. Benché si tratti sostanzialmente
delle posizioni relative di Sole e pianeti, non pare che abbia molto senso
58