Page 55 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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effettivamente equilibrata. E dunque, non era tanto sciocco proporre la
          teoria copernicana. Come fa notare Clavelin:



                   «La  proibizione  promulgata  nel  1616  di  considerare  il  copernicanesimo
                   diversamente che come un artificio geometrico, si trasforma a sua volta, con un
                   implacabile stravolgimento, stulta et absurda in philosophia».        126


          Ma  l’esposizione  della  trama  argomentativa  del  Dialogo  di  Galileo
          abbonda di incisi e particolari che, pur essendo marginali, hanno a volte

          grande  rilevanza.  Sosio  ha  per  esempio  sottolineato  come  in  questa
          prima giornata traspaia la nascita di nuovi valori, cosa evidente nel caso
          di  testi  nei  quali,  in  margine  al  loro  ovvio  valore  dal  punto  di  vista

          cosmologico,  risulta  manifesto  un  nuovo  mondo  culturale,  una  nuova
          cultura che si inserisce in questo mondo con una funzione radicalmente

          diversa dalla tradizionale.


                   «Sagr. Io non posso senza grande ammirazione, e dirò gran repugnanza al mio
                   intelletto,  sentir  attribuir  per  gran  nobiltà  e  perfezione  a  i  corpi  naturali  ed
                   integranti dell’universo questo esser impassibile, immutabile, inalterabile, etc.;
                   ed  all’incontro  stimar  grande  imperfezione  l’esser  alterabile,  generabile,
                   mutabile, etc.: io per me reputo la Terra nobilissima ed ammirabile per le tante e
                   sì diverse alterazioni, mutazioni, generazioni, etc., che in lei incessantemente si
                   fanno; e quando, senza esser suggetta ad alcuna mutazione, ella fusse tutta una
                   vasta  solitudine  d’arena  o  una  massa  di  diaspro,  o  che  al  tempo  del  diluvio
                   diacciandosi  l’acque  che  la  coprivano  fusse  restata  un  globo  immenso  di

                   cristallo, dove mai non nascesse né si alterasse o si mutasse cosa veruna, io la
                   stimerei  un  corpaccio  inutile  al  mondo,  pieno  di  ozio  e,  per  dirla  in  breve,
                   superflua e come se non fusse in natura, e quella stessa differenza ci farei che è
                   tra l’animal vivo e il morto; ed il medesimo dico della Luna, di Giove e di tutti
                   gli altri globi mondani.»  127


          Non  si  può  in  effetti  fare  a  meno  di  ricordare  l’incessante  confronto

          istituito da Bacone tra la cultura moderna e l’antica. Natura contro libri,
          fatti  contro  parole,  laboratori  contro  biblioteche,  laboriosità  contro
          oziosità sono dualismi che, per Bacone, caratterizzano rispettivamente la

          nuova  cultura  e  quella  che  chiama  «nuova  filosofia  o  scienza  attiva»
          rispetto  alla  cultura  e  alla  filosofia  tradizionali.  Le  differenze  tra  il

          pensiero di Galileo e quello di Bacone e Cartesio sono cospicue; però,
          nella  misura  in  cui  i  tre  sono  protagonisti  della  nuova  cultura,  intanto
          hanno molto in comune quanto al loro atteggiamento nei confronti del

          passato.  Il  vero  obiettivo  centrale,  già  menzionato,  di  questa  prima




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