Page 540 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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Moto annuo della              Voi  vedete,  Signori,  con  quanta  agevolezza  e
            Terra attissimo a             simplicità  il  moto  annuo,  quando  fusse  della

            render ragione delle          Terra,  si  accomoda  a  render  ragione  delle
            esorbitanze de i              apparenti  esorbitanze  che  si  osservano  ne  i
            cinque pianeti.               movimenti  de  i  cinque  pianeti,  Saturno,  Giove,
                                          Marte, Venere e Mercurio, levandole via tutte e

          riducendole a moti equabili e regolari; e di questo maraviglioso effetto è
          stato Niccolò Copernico il primo che ci ha resa manifesta la cagione. Ma

          di un altro, non men di questo ammirando e che con nodo forse di più
          difficile scioglimento strigne l’intelletto umano
                                                                              Il Sole istesso testifica,
          ad  ammetter  questa  annua  conversione  e                         il moto annuo

          lasciarla  al  nostro  globo  terrestre,  nuova  ed
                                                                              esser della Terra.
          inopinata coniettura ce n’arreca il Sole stesso,

          il quale mostra di non aver voluto esso solo sfuggir l’attestazione di una
          conclusione  tanto  insigne,  anzi,  come  testimonio  maggior  di  ogni
          eccezione,  ci  è  voluto  essere  a  parte.  Sentite  dunque  l’alta  e  nuova

          maraviglia.
          Fu  il  primo  scopritore  ed  osservatore  delle
                                                                               L’Accademico Linceo
          macchie  solari,  sì  come  di  tutte  l’altre  novità               primo scopritore
          celesti,  il  nostro  Academico  Linceo;  e  queste
                                                                               delle macchie solari
          scopers’egli l’anno 1610, trovandosi ancora alla                     e di tutte l’altre
          lettura  delle  Matematiche  nello  Studio  di
                                                                               novità celesti.
          Padova,  e  quivi  ed  in  Venezia  ne  parlò  con
          diversi, de i quali alcuni vivono ancora: ed un anno doppo le fece vedere
          in  Roma  a  molti  Signori,  come  egli  asserisce  nella  prima  delle  sue

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          Lettere al Sig. Marco Velsero,  Duumviro d’Augusta. Esso fu il primo
          che,  contro  alle  opinioni  de  i  troppo  timidi  e  troppo  gelosi
          dell’inalterabilità  del  cielo,  affermò  tali               Istoria de i progressi
          macchie esser materie che in tempi brevi si
                                                                        dell’Academico per lungo
          producevano  e  si  dissolvevano;  che,
                                                                        tempo intorno alle
          quanto  al  luogo,  erano  contigue  al  corpo
                                                                        osservazioni delle macchie
          del  Sole,  e  che  intorno  a  quello  si
                                                                        solari.
          rigiravano,  o  vero,  portate  dall’istesso

          globo solare, che in sè stesso circa il proprio centro nello spazio quasi di
          un mese si rivolgesse, finivano loro conversioni: il qual moto giudicò sul

          principio farsi dal Sole intorno ad un asse eretto al piano dell’eclittica,
          atteso  che  gli  archi  descritti  da  esse  macchie  sopra  il  disco  del  Sole





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