Page 539 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
P. 539
trattenuto dentro a i punti s, t, e mostratosi a
noi quasi fermo e stazionario. Venuta poi la
Terra in G, e Giove in g all’opposizion del
Sole, si vedrà nel zodiaco in u, e
grandemente ritornato in dietro per tutto
l’arco del zodiaco tu, ancor che egli,
seguendo sempre il suo corso uniforme, sia
veramente andato innanzi non solo nel suo
cerchio, ma nel zodiaco ancora, rispetto al
centro di esso zodiaco ed al Sole, in quello
collocato: continuando poi e la Terra e
Giove i movimenti loro, venuta che sia la
Terra in H e Giove in h, si vedrà
grandemente tornato indietro nel zodiaco per
tutto l’arco ux: venuta la Terra in I e Giove
in i, nel zodiaco si sarà apparentemente mosso per il piccolo spazio xy,
ed ivi apparirà stazionario. Quando poi conseguentemente la Terra sarà
venuta in K e Giove in k, nel zodiaco avrà passato l’arco yn con moto
diretto; e seguendo il corso suo, la Terra da L
Regressi più frequenti
vedrà Giove in l nel punto z; e finalmente Giove
in Saturno, meno
in Giove e meno in m si vedrà dalla Terra M passato in a, con
moto pur diretto; e tutta la sua apparente
ancora in Marte, e
retrogradazione nel zodiaco sarà quanto è l’arco
perché.
sy, fatta da Giove mentre che egli nel proprio
cerchio passa l’arco ei e la Terra nel suo l’arco EI. E questo che si è
detto di Giove, intendasi di Saturno e di Marte ancora, ed in Saturno tali
regressi esser alquanto più frequenti che in Giove, per esser il moto suo
più tardo di quel di Giove, sì che la Terra in
Regressi di Venere e
di Mercurio dimostrati più breve spazio di tempo lo raggiugne; in
Marte poi son più rari, per essere il moto suo
da Apollonio e
più veloce che quel di Giove, onde la Terra più
dal Copernico.
tempo spende in racquistarlo. Quanto poi a
Venere ed a Mercurio, i cerchi de i quali son compresi da quel della
Terra, appariscono pur le loro stazioni e regressi cagionati non da i moti
di quelli, che realmente sien tali, ma dal moto annuo di essa Terra, come
62
acutamente dimostra il Copernico con Apollonio Pergeo, nel libro 5
delle sue Revoluzioni, al cap. 35.
539