Page 49 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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causa copernicana, il cardinale Ingoli aveva scritto un opuscolo intitolato
          De situ et quiete terrae contra Copernici systema disputatio. A questo

          punto, nel 1624, Galileo decise di rispondere finalmente a quello scritto;
          e  infatti  nella  lunga  lettera  a  Ingoli,  espone  molti  degli  argomenti  che

          avrebbe successivamente sviluppato nel Dialogo, che in effetti annuncia
          nella  chiusa  della  lettera.  Oltre  a  rispondere  alle  obiezioni  alla  teoria

          copernicana avanzate da Ingoli, Galileo accenna a quello che è un primo
          abbozzo di una discussione più ampia:


                   «Molto  più  diffusamente  potrete  veder  trattato  questo  argomento,  se  mi  verrà
                   conceduto tempo e forze di poter condurre a fine il mio Discorso del flusso e
                   reflusso  del  mare,  il  quale,  prendendo  per  ipotesi  i  movimenti  attribuiti  alla

                   Terra, mi dà in conseguenza largo campo di esaminare a lungo tutto quello che è
                   stato scritto in questa materia».  109


          Gli  scritti  di  Galileo  erano  attesi  con  grande  interesse  a  Roma,  dove
          Galileo inviò la sua Lettera a Ingoli che venne letta da Ciampoli al papa,
          il  quale  la  approvò.  In  quel  periodo,  Galileo  aveva  già  cominciato  a

          menzionare la sua futura grande opera con il titolo che pensava di darle,
          e nella corrispondenza confermò che stava «tirando avanti» il Dialogo

          del  flusso  e  reflusso.     110   Nonostante  l’ottimismo  di  certi  suoi  amici,  la
          situazione  era  però  confusa,  correvano  voci,  e  Galileo  non  sapeva

          decidersi  a  far  uscire  dalla  cerchia  dei  suoi  amici  la  Lettera  a  Ingoli.
          Pareva  che  Grassi  stesse  per  pubblicare  una  risposta  al  Saggiatore;  e,

          peggio  ancora,  qualcuno  aveva  denunciato  l’opera  al  Sant’Uffizio,  si
          ignora  in  base  a  che  cosa,  e  sembrava  pertanto  consigliabile

          «soprassedere  e  lasciare  un  poco  addormentata  questa  questione»  del
          copernicanesimo.        111  Pareva inoltre che Scipione Chiaramonti stesse per

          dare alla stampa un’opera contro la teoria copernicana, e Galileo riteneva
          che  valesse  la  pena  di  aspettare  per  tenerne  conto  nel  suo  Dialogo;  e

          aveva buone ragioni di farlo.
          Chiaramonti era autore di un’opera intitolata Anti-Tycho, pubblicata nel

          1621,  nella  quale  aveva  contestato  la  tesi  di  Tycho  Brahe  secondo  la
          quale le comete stavano sopra la sfera della Luna, attacco che era stato
          esteso  al  gesuita  Orazio  Grassi  che,  nella  sua  polemica  con  Galileo,

          aveva fatto propria la tesi di Brahe. Chiaramonti difendeva il carattere
          sublunare delle comete, e Galileo, che in questo era d’accordo con lui,

          sebbene  a  quanto  sembra  non  avesse  letto  il  testo,  lo  citò  a  proprio





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