Page 45 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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          movimento più in là.  Possiamo pertanto pensare che già qui, nel De
          motu, il concavo della Luna non sia una sfera solida e pertanto chiederci
          se il mondo celeste sia una sorta di prolungamento più fluido del mondo

          elementare sublunare, come Galileo suggerirà più tardi nel Dialogo.                           97
          Se  ho  voluto  soffermarmi  su  questi  punti,  e  specialmente  sull’ordine

          delle sfere elementari, è perché desidero richiamare l’attenzione sul fatto
          che  Galileo  si  affida  a  una  teoria  della  materia  perlomeno  non

          incompatibile  con  l’atomismo  o  corpuscolarismo  che  in  seguito  farà
          proprio  esplicitamente;  nello  stesso  tempo,  afferma  l’esistenza  degli
          elementi  classici  e  di  una  struttura  cosmologica  elementare.  Il  mio

          interesse  qui  non  va  tanto  alla  genesi  della  teoria  della  materia  di
          Galileo, quanto alla compatibilità di queste due concezioni, materiale e

          cosmologica, e alla sua continuità nel corso della sua opera, continuità
          che, per il fatto di proseguire fino al Dialogo, può risultare decisiva per

          alcuni temi importanti. È un punto sul quale dovremo tornare.
          Nelle  Mecaniche,  del  1593,  Galileo  compie  un  passo  che  non  aveva

          osato  compiere  nel  De  motu.  Abbiamo  visto  che  in  questo  negava
          l’esistenza di un piano orizzontale sul quale un corpo si muoverebbe con
          un impulso minimo. Nelle Mecaniche, identifica questo piano non con

          un piano tangente alla circonferenza terrestre bensì con uno parallelo alla
          superficie terrestre, vale a dire con un piano circolare avente al centro la

          Terra. Su di esso, un corpo (una palla) si troverebbe «come indifferente e
          dubbia tra il moto e la quiete, sì che ogni minima forza sia bastante a
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          muoverla».  Galileo si avvicina così a quello che è noto come principio
          di «inerzia circolare» e questo, sebbene ci consti che lo aveva formulato

          in  precedenza,  sarà  pubblicato  per  la  prima  volta  solo  nel  1612,  nella
          seconda lettera sopra le macchie solari, dove lo formula dicendo che i

          corpi naturali:


                   «Ad  alcuni  movimenti  si  trovano  indifferenti,  come  pur  gl’istessi  gravi  al
                   movimento orizontale, al quale non hanno inclinazione, poi che ei non è verso il
                   centro della Terra, né repugnanza, non si allontanando dal medesimo centro: e
                   però,  rimossi  tutti  gl’impedimenti  esterni,  un  grave  nella  superficie  sferica  e
                   concentrica  alla  Terra  sarà  indifferente  alla  quiete  ed  a  i  movimenti  verso
                   qualunque parte dell’orizonte, ed in quello stato si conserverà nel qual una volta
                   sarà stato posto; cioè se sarà messo in stato di quiete, quello conserverà, e se sarà
                   posto  in  movimento,  v.g.  verso  occidente,  nell’istesso  si  manterrà:  e  così  una
                   nave,  per  esempio,  avendo  una  sol  volta  ricevuto  qualche  impeto  per  il  mar
                   tranquillo, si moverebbe continuamente intorno al nostro globo senza cessar mai,




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