Page 41 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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considerazione.       88

          Drake sostiene di aver trovato una spiegazione che preciserebbe meglio i
          «molti anni». Purtroppo, in essa la dose di immaginazione supera di gran

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          lunga  i  sostegni  documentali.   Altri  storici  meno  speculativi  hanno
          suggerito,  con  assai  maggiore  cautela,  che  nel  1590,  all’epoca  del  De

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          motu pisano, forse Galileo era già copernicano.  Il geocentrismo, però,
          è esplicitamente affermato nel De motu con vari argomenti. Più ancora,
          come si vedrà più avanti, senza la concezione geocentrica non sarebbe
          possibile  nessuno  dei  contributi  dati  da  Galileo  in  quest’opera.  Ciò

          nonostante,  in  essa  Galileo  si  propone  tematiche  che  senza  dubbio
          avevano a che fare con il rafforzamento del suo copernicanesimo ormai

          accettato  o  con  il  suo  procedere  verso  di  esso.  Varrà  la  pena  di
          menzionare  alcuni  argomenti.  Sebbene  qui  Galileo  cominci  ad
          abbandonare alcuni concetti centrali dell’aristotelismo più tradizionale,

          come  la  differenza  assoluta  tra  pesante  e  leggero  (per  lui  già  adesso,
          sulla scorta di un modello archimedeo, ogni corpo è pesante, e lo è in

          relazione  al  mezzo  in  cui  si  trova),  continua  a  usare  una  terminologia
          tradizionale, anche se a volte i termini sono ridefiniti con conseguenze

          potenzialmente  importanti.  Così  per  esempio,  nel  corso  del  suo  studio
          sul  moto  di  caduta  lungo  piani  inclinati  e  del  moto  su  un  piano

          orizzontale, i movimenti naturale e violento si intendono solo in funzione
          del loro rapporto con il centro di gravità, con ciò perdendo ogni rapporto
          con concetti centrali dell’apparato categoriale aristotelico, come quello

          di forma sostanziale. In altre parole, è naturale quel movimento che si
          avvicina al centro, ed è violento quello che se ne allontana. Quale limite

          tra i piani inclinati che si allontanano dal centro o si avvicinano al centro
          si porrebbe il piano orizzontale o equidistante dall’orizzonte, sul quale in

          teoria un grave può essere mosso da una forza minima, persino «da una
          forza minore di qualsiasi altra». Si tratterebbe di un movimento «misto»

          o «neutro».  Ma,  sebbene  Galileo  affermi  di  rifugiarsi  «sotto  le  ali  del
          sovrumano  Archimede»  (che  non  nomina  mai  senza  ammirazione),  ci
          dice che:



                   «In  realità  non  può  esistere  un  piano  equidistante  dell’orizzonte.  Infatti  la
                   superficie della terra è sferica e da essa non può equidistare un piano».       91


          Ciò  significa  che  il  suo  argomento  varrebbe  solo  per  un  punto,  dal
          momento  che  il  piano  tangente,  quando  si  allontana  da  questo  punto,




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