Page 37 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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Oggi  è  ben  noto  che  Duhem  non  colse  l’effettiva  dimensione  del
          problema, che non attraversava la filosofia della scienza, strumentalistica

          o realistica, ma ben più la classificazione e la gerarchia delle scienze.                         72

          Soltanto  l’entusiasmo  apologetico  può  condurre  ad  affermazioni  di  un
          tale tenore. La riprovazione di Bellarmino dell’opuscolo di Foscarini era
          semplicemente un esercizio del potere, senza che si debbano postulare

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          raffinate  teorie  epistemologiche.   Bellarmino  non  era  certamente  un
          Clavio, e non aveva sufficienti conoscenze né nel campo dell’astronomia
          né  in  quello  della  filosofia  naturale,  né,  di  conseguenza,  in  quello
          dell’epistemologia, per proporre raffinate teorie che «andassero al di là»

          dei  protagonisti  della  Rivoluzione  scientifica.  Se  diceva  la  verità
          affermando di credere che Copernico avesse sempre parlato in termini

          ipotetici,  questa  stessa  ignoranza  era  un  indice,  anche  se  non  l’unico,
          della  sua  incompetenza  in  merito.  Se,  come  sembra  più  verosimile,

          mentiva,  il  carattere  «politico»  della  sua  dichiarazione  risulta
          chiaramente manifesto. Il suo punto di partenza e il suo obiettivo erano

          la  difesa  della  teologia  e  della  fede  cattolica,  che  in  quel  periodo
          esigevano un ferreo controllo della cultura e non potevano permettersi né
          dubbi né avventure, e neppure la filosofia della scienza esatta. In ogni

          caso,  Bellarmino  manifesta  un  realismo  ostinato  quando  si  tratta  del
          geocentrismo  che,  a  suo  giudizio,  era  garantito  dalla  Bibbia.  Uno

          strumentalismo che riguarda alcune teorie, ma ne lascia altre al margine,
          non  è  una  teoria  filosofica,  bensì  un’espressione  di  dogmatismo  quale

          solo il potere può permettersi senza suscitare una risposta adeguata. È
          curioso che, in un paio di lettere, una di Osiander a Copernico del 1540 e

          una di Bellarmino a E. Cervini del 1579, entrambi usino l’espressione
          «articolo di fede». Osiander afferma:


                   «Attorno alle ipotesi, sono sempre stato dell’opinione che non siano articoli di
                   fede, bensì basi per il calcolo…».    74


          Mentre Bellarmino racconta:


                   «Avendo io discusso in Piemonte, molti anni fa, con il celebre Vicomercato,…
                   circa il numero delle sfere celesti ed essendo convinto che non ne esistano più di
                   otto, ciò nonostante non potei convincere di questa opinione alcun astronomo,

                   poiché  tutti  consideravano  articolo  di  fede  le  osservazioni  di  Ipparco  e  di
                   Tolomeo».   75






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