Page 34 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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facendo, scaricava il peso delle prove a favore dello status della Terra come
pianeta sulla disciplina inferiore della geometria, violando pertanto la
tradizionale gerarchia delle discipline. Se qualcosa può essere definito
rivoluzionario nel lavoro di Copernico è questo modo di argomentare – questa
maniera di sfidare la tesi centrale della fisica aristotelica». 62
In ogni caso, le difficoltà poste dal movimento terrestre non avevano a
che fare unicamente con la fisica. Se Osiander aveva incluso, senza
firmarla, la sua «Lettera al lettore» quale prologo all’opera di Copernico,
era perché sapeva benissimo che il De revolutionibus rischiava di avere
difficoltà con la censura religiosa. Infatti, già nel 1539, prima della
pubblicazione dell’opera, Lutero aveva detto a proposito di Copernico
che «questo pazzo vuole sconvolgere completamente l’astronomia. Però
le Sacre Scritture ci insegnano che Giosuè ordinò di fermarsi al Sole,
non alla Terra». Gli altri riformatori, e tra loro Melantone, temevano
anch’essi che la tesi del movimento terrestre contraddicesse le Scritture.
Pare tuttavia che i timori di Osiander fossero eccessivi, dal momento che
la cospicua ecclesiastica più importante proveniva dal campo cattolico.
Contrariamente a quanto si è pensato fino a un paio di decenni fa, il
prologo di Osiander non ingannò nessuno nei circoli di potere cattolico.
Già nel 1543 il vescovo Tiedeman Giese, protettore di Copernico, aveva
presentato aspre rimostranze, tramite Retico, alle autorità di Norimberga,
chiedendo loro di obbligare l’editore Petreius a rettificare la frode
commessa da Osiander. A Norimberga, però, fecero orecchie da
mercante e Retico, da quel momento, più non intervenne pubblicamente
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nella questione. Non mancarono tuttavia successive denunce che non
ebbero un carattere altrettanto privato. Nella sua Cena de le ceneri del
1584, Giordano Bruno definiva Osiander un «asino ignorante, e
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presuntuoso». E Keplero, nell’introduzione all’Astronomia Nova del
1609, non lasciava dubbi circa il fatto che Osiander fosse l’autore della
lettera al lettore che tradiva il realismo di Copernico con una «fabula
absurdissima». È assai improbabile che tali denunce non fossero
conosciute dalle autorità della Chiesa cattolica. In ogni caso, oggi
sappiamo per certo che nella stessa curia romana lo stratagemma di
Osiander fu palese fin dall’inizio.
Giovanni Maria Tolosani è noto non solo come teologo, ma anche come
astronomo, avendo avuto mano nella riforma del calendario del 1515,
alla quale Copernico non aveva voluto partecipare. Tolosani conobbe
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