Page 30 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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qualcosa di meglio però contrario all’obbedienza». 51
Forse i matematici della Compagnia erano più sensibili dei loro superiori
alle tesi e teorie scientifiche che andavano manifestandosi all’inizio del
XVII secolo, e tentarono di approfittare dell’esiguo margine che i loro
censori lasciavano loro, però in ultima istanza, non ebbero dubbi circa il
loro dovere e la loro scelta e sacrificarono le loro idee scientifiche
all’obbedienza. I gesuiti erano un esercito in guerra e l’attività scientifica
e lo spirito critico non sono compatibili con il regime militare. In ogni
caso, la censura fu quella che fu, contro di essa, e non viceversa, come
sembra proporre Baldini. La Compagnia di Gesù, però, non ebbe
neppure un Sarpi come invece Trento. Tra i gesuiti, come a Trento,
trionfarono in misura schiacciante le posizioni più conservatrici, e le
condanne del copernicanesimo nel 1616 e di Galileo nel 1632 non fecero
che radicalizzare questa tendenza costituendo, come ho detto, dei punti
di non ritorno.
Come si è già ricordato, Acquaviva aveva ordinato che si desse lettura
delle sue disposizioni contro gli innovatori nella lezione inaugurale di
ciascun corso. Muzio Vitelleschi, che governò la Compagnia dalla morte
di Acquaviva, avvenuta nel 1615, fino al 1645, proseguì e irrigidì le
direttive disciplinari e censorie del suo predecessore, come risulta dalla
lezione inaugurale del corso scolastico 1624-25 al Collegio Romano.
Redondi ci racconta che quell’anno l’incarico fu affidato al padre Fabio
Ambrogio Spinola, che l’anno prima aveva tenuto il corso di filosofia
naturale. Nella sua allocuzione, Spinola si rivolse all’auditorio in questi
termini:
«La filosofia degna dell’uomo cristiano è pertanto quella posta al servizio della
Teologia e conforme ai principi della Fede. La sola cosa necessaria al Filosofo,
per conoscere la verità, la quale è una e semplice, è opporsi a ciò che è contrario
alla Fede e assumere ciò che contiene la Fede…»
«Chi in materia filosofica dissente dalla opinione comune, si sottrae senza troppe
difficoltà, anche in Teologia, al comune sentimento dei Padri. Volesse il Cielo
che tutti i semi di eresia che da ciò sono venuti non insanguinassero la
Repubblica Cristiana con tanta rovina di anime». 52
La radicalizzazione risulta evidente. Quanto al primo paragrafo, si ha
quasi l’impressione che si stia prestando orecchio a uno dei primi padri
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del cristianesimo, che disprezzavano la sapienza pagana; nel secondo
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