Page 465 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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centro. I tentativi di soluzione di Keplero, si trattasse delle anime motrici o
dell’animaforza emanante dal Sole (Keplero, Mysterium cosmographicum, editio altera,
1621, in Gesammelte Werke, vol. VIII, p. 122), senza dubbio non parvero né
soddisfacenti né accettabili a Galileo, posto che fosse giunto a conoscerli. In ogni caso,
risulta evidente che egli non vedeva alcuna strada precisa verso una soluzione del
problema. E, a mio giudizio, questo intervento di Salviati conferma gli argomenti della
nostra nota precedente.
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Questo argomento può considerarsi una replica a quello di Oresme che, come ho
ricordato nella precedente nota 93, si serve appunto di questo esempio per distinguere
tra il movimento naturale e l’impetus.
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«Se dall’esterno, è per caso Dio che lo provoca con un continuo miracolo, oppure un
angelo? l’aria? E molti a essa lo assegnano. Ma, per contro…»
109 Si veda Copernico, De revolutionibus, libro I, cap. VIII. Infatti Galileo segue molto
fedelmente il testo di Copernico quanto all’aria vicina alla Terra. Si veda l’Introduzione,
pp. 87-89.
110 Si noti l’aspetto saliente e, insieme, ambiguo dell’affermazione. In primo luogo,
Galileo non intende responsabilizzarsi direttamente e pone l’affermazione in bocca a
Copernico. In secondo luogo, a questo punto possiamo capire le reticenze di Galileo in
tutta l’argomentazione della palla che cada dalla Luna. La sua stessa tesi lo portava ad
ammettere che, per la sua natura terrestre, la palla dovesse condividere la rotazione
diurna. Più ancora, nei paragrafi seguenti Galileo tornerà a insistere su questo punto.
D’altra parte, sottolinea, ancora una volta, che è stato l’autore del libro commentato ad
affermare tale rotazione della palla quando era vicina alla Luna. A questo punto, sembra
confermato che Galileo non si sente a suo agio con l’esperimento mentale perché non sa
quali siano le condizioni iniziali. Ignora se i corpi «terrestri» fuori dal loro ambito
naturale continuerebbero a presentare le stesse proprietà dinamiche, né dove cessi
quest’ambito naturale. Se la palla vicina alla concavità lunare non condivide più la
stessa rotazione del suo tutto, continuerà ad avvertire la tendenza a riunirsi al suo tutto,
vale a dire subirà la gravità? E perché? La distanza può forse causare cambiamenti
ontologici? Semplicemente, Galileo non lo sa e, per sopperire, nelle righe seguenti
assume un atteggiamento un tantino impertinente affermando che tutte le obiezioni in
contrario crollano. In ogni caso, e tra altre difficoltà, Galileo ha ancora problemi con
l’aria. Si veda l’Introduzione, pp. 92 ss.
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«Sorgono conseguenze difficilissime, anzi inestricabili»… «Quel principio interno è
o accidente oppure sostanza: se è la prima cosa, che cosa può essere? Poiché finora non
pare sia nota alcuna qualità che faccia muovere circolarmente».
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«Ma ammesso che esistesse, come potrebbe trovarsi in cose tanto contrarie? Tanto
nel fuoco come nell’acqua? Nell’aria come nella terra? Nelle creature viventi come in
cose inanimate?»
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«Se fosse la seconda cosa (cioè, se tu dicessi che tale principio è una sostanza) essa è
o materia o forma, o un composto. Però, nuovamente, sono incompatibili, nature così
diverse fra loro come gli uccelli, le lumache, le pietre, le frecce, la neve, i vapori, le
grandini, i pesci, eccetera, dal momento che tutte, nonostante la loro differenza quanto a
specie e a genere, si muoverebbero circolarmente per la loro propria natura, sebbene
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