Page 455 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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72  È ovvio che Galileo intende le due rette AC, CB. Nella sua edizione del Dialogo,
          Sosio trascrive appunto «AC, CB» senza alcuna nota.
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             Al tempo di Galileo, il tema dei rapporti tra matematica e fisica era un punto centrale
          delle diatribe tra gli aristotelici e i platonici, e la rivendicazione da parte di Galileo della

          necessità  della  matematica  per  lo  studio  della  fisica  che,  come  si  vede,  egli  stesso
          attribuisce  a  Platone,  induce  autori  come  Koyré  a  provvedersi  di  solidi  fondamenti
          storici  per  parlare  del  «platonismo»  di  Galileo.  Sembra  in  ogni  caso  evidente  che  in
          questo  punto  la  tesi  di  Galileo  si  riferisca  direttamente  alla  polemica  sulla
          classificazione e gerarchia delle scienze di cui abbiamo parlato nell’Introduzione (pp. 37
          ss.).  Il  fatto  di  pronunciarsi  su  questioni  di  fisica  –  come  la  posizione  della  Terra  –
          partendo da argomenti ripresi dalla matematica era uno degli aspetti più rivoluzionari
          dell’opera di Copernico. Qui, Galileo mostra chiaramente di essere sulla stessa linea, da
          lui  radicalizzata  costruendo  una  fisica  terrestre  matematica,  partendo  da  un  punto  di
          vista tale da fargli già considerare ridicola la posizione tradizionale.
          74  «La sfera di bronzo non tocca in un punto».
          75  Nell’edizione originale si legge «causali», ma Galileo, nel già menzionato esemplare

          di sua proprietà, corresse in «casuali».
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             Come altre volte, risulta difficile dare una definizione precisa di questo concetto che
          nell’opera di Galileo subisce una lunga evoluzione. Sintetizzando molto una storia che
          ha analizzato dettagliatamente Galluzzi (Galluzzi, 1979), è possibile distinguere varie
          tappe che a volte si sovrappongono e la cui cronologia non è in ogni caso facilmente
          determinabile  con  esattezza.  Il  termine  «momento»  appare  per  la  prima  volta  nelle
          Mecaniche, dove è definito «la propensione di andare al basso, cagionata non tanto dalla
          gravità del mobile, quanto dalla disposizione che abbino tra di loro diversi corpi gravi;
          mediante il qual momento si vedrà molte volte un corpo men grave contrapesare un altro
          di maggior gravità: come nella stadera si vede un picciolo contrapeso alzare un altro
          peso grandissimo, non per eccesso di gravità, ma sì bene per la lontananza dal punto

          donde viene sostenuta la stadera; la quale, congiunta con la gravità del minor peso, gli
          accresce  momento  ed  impeto  di  andare  al  basso,  col  quale  può  eccedere  il  momento
          dell’altro  maggior  grave.  E  dunque  il  momento  quell’impeto  di  andare  al  basso,
          composto  di  gravità,  posizione  e  di  altro,  dal  che  possa  essere  tal  propensione
          cagionata»  (Opere,  II,  p.  159).  Si  può  comunque  affermare  che  la  prima  tappa
          consisterebbe nell’elaborazione di un concetto di «momento meccanico», nel contesto
          degli studi di meccanica e idrostatica da Le mecaniche al Discorso intorno alle cose che
          stanno in su l’acqua… In quest’ultimo lavoro Galileo fornisce un’esplicita definizione
          del  termine,  che  è  più  generale.  Non  si  tratta  infatti  unicamente  del  momentum
          gravitatis, e il termine si applica non solo alla caduta dei gravi, ma anche ad altri ambiti
          come il movimento violento, l’urto o percussione e la resistenza: «Momento, appresso i
          meccanici,  significa  quella  virtù,  quella  forza,  quella  efficacia,  con  la  quale  il  motor
          muove e ’l mobile resiste; la qual virtù depende non solo dalla semplice gravità, ma
          dalla velocità del moto, dalle diverse inclinazione degli spazii sopra i quali si fa moto,

          perché più fa impeto un grave descendente in uno spazio molto declive che in un meno.
          Ed  in  somma,  qualunque  si  sia  la  cagione  di  tal  virtù,  ella  tuttavia  ritien  nome  di
          momento»  (Opere,  IV,  p.  158).  Questa  generalizzazione  del  concetto  di  «momento



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