Page 450 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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«naturale». Ed entrambe le cose sono inseparabili. È circolare perché non è altro che il
          moto  della  Terra  (pianeta)  ed  è  naturale  perché  non  è  altro  che  il  moto  della  terra
          (elemento). Come dice Galileo in Opere, VII, p. 203: «perché il tener dietro alla Terra è
          l’antichissimo e perpetuo moto participato indelebilmente ed inseparabilmente da essa
          palla,  come  da  cosa  terrestre  e  che  per  sua  natura  lo  possiede  e  lo  possederà  in
          perpetuo».  Si  veda  anche  l’inizio  dell’argomentazione  più  sopra,  Opere,  VII,  p.  200.
          Ovviamente,  si  tratta  di  un  movimento  verso  est,  esattamente  lo  stesso  di  quello  di
          qualsiasi palla che si trovi a terra accanto all’artigliere, e Galileo dice che è indipendente
          dal moto verticale, che dipende unicamente dalla polvere del cannone. Ma se le cose
          stanno così, quale moto compongono? Che ruolo svolge la lunghezza del cannone? E

          perché Galileo attribuisce importanza cruciale al percorso della palla dentro il cannone,
          mentre questa se ne distacca?
          Galileo ci dice semplicemente che il moto è composto o trasversale, ma non specifica
          con esattezza il tipo di traiettoria che la palla percorrerà. A mio giudizio, il disegno di
          Galileo è fonte di confusione. In primo luogo, perché in esso si ha la composizione dei
          due  movimenti  rettilinei,  mentre  non  è  così.  Il  cannone,  al  pari  dell’artigliere  che  lo
          spara, si sposta lungo una circonferenza. Inoltre la palla, che non fa altro che conservare
          il moto della Terra, al pari del cannone dell’artigliere, ha anch’essa un moto circolare,
          ed  è  difficile  stabilire  che  cosa  pensi  Galileo  della  traiettoria  risultante  da  tale  moto
          circolare  e  dal  moto  verticale  dovuto  allo  sparo  del  cannone,  soprattutto  se
          rammentiamo le sue affermazioni circa la traiettoria della pietra che cada da una torre.
          Comunque, ciò che è chiaro è che dovrebbe trattarsi di qualche tipo di curva, e quindi il
          disegno falsifica anche quest’aspetto del problema. Evidentemente, all’inizio dovrebbe
          essere molto simile a una retta, ma la piccola differenza grafica non è senza importanza

          concettuale.
          C’è però un’altra alterazione ancora più importante, che, se non è frutto del disegno, si
          ripercuote su di esso. Sagredo concede graziosamente all’aristotelico che la traiettoria
          che  seguirà  la  palla  uscendo  dal  cannone  si  manterrà  «sempre  sopra  la  dirittura  del
          pezzo»,  anche  se  ovviamente  bisognerebbe  dire  che  seguirà  la  verticale  o  il  raggio
          terrestre corrispondente, come in Aristotele deve dirsi che i gravi cadono verso il centro
          dell’universo  più  che  verso  il  centro  della  Terra.  Sagredo  però  ha  tutto  l’interesse  a
          esprimersi  in  questi  termini  perché  a  partire  da  qui  traccia  la  linea  trasversale  tra  la
          culatta  e  la  bocca  del  cannone  nelle  posizioni  I  e  II.  Ciò  induce  a  considerare  il
          fenomeno  come  se  questo  provocasse  l’inclinazione  della  palla,  e  infatti  ci  si  sente
          autorizzati  a  questa  interpretazione  perché  essa  sembra  essere  quella  formulata  da
          Salviati nel suo commento. Proseguendo, Sagredo lo nega e lo spiega chiaramente, o
          meglio  lo  spiega  senza  fare  intervenire  minimamente  la  lunghezza  del  cannone.
          L’inclinazione della traiettoria non ha nulla a che fare con la lunghezza del cannone.
          Anzi, stando alle premesse di Galileo, si può concepire un esperimento con un cannone
          di tali dimensioni che la palla non riesca a uscirne, e ciò non cambierebbe né altererebbe
          la  traiettoria  del  proiettile  che  resterà  identica  alla  situazione  dianzi  descritta.  Ed
          esattamente lo stesso si verificherebbe se la palla partisse direttamente da terra con la

          stessa  spinta,  però  senza  nessun  cannone  da  percorrere.  Tuttavia,  a  rigor  di  termini,
          Simplicio istituisce un paragone tra le velocità verticale e di traslazione del cannone, e
          Sagredo  è  disposto  a  privilegiare  ancora  una  volta  il  movimento-velocità  dentro  il


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