Page 440 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
P. 440
la teoria dei pitagorici sull’anti-Terra e alcuni spostamenti rispetto al movimento
terrestre, aggiunge: «Altri invece dicono che essa [la Terra] è posta al centro, e si muove
rivolgendosi intorno al “polo teso attraverso il Tutto”, com’è scritto nel Timeo» (De
caelo, II, 13, 293b 30-31; trad. it. Aristotele, 1962, pp. 167, 169). Ma, come si vede, nel
passo Aristotele non menziona alcuno specifico autore antico. Il testo platonico a cui
egli accenna potrebbe essere Timeo, 40b.
13 Si tratta, ovviamente, del movimento annuo di cui Galileo si occuperà nella Giornata
terza.
14
Galileo pare aver dimenticato la proposta da lui avanzata in alcune pagine precedenti.
Siccome Sagredo, avendo chiaro il problema, esponeva la teoria, Salviati, che era
indeciso, avrebbe avanzato obiezioni. Qui, inavvertitamente, dopo aver proclamato la
superiorità dell’ingegno di Copernico su quello di Tolomeo, si inverte la situazione.
Infatti, un dialogo socratico senza che il Socrate del caso faccia sentire la propria voce
sonante, è impensabile.
15 Si allude alla famosa cupola di Brunelleschi a Santa Maria del Fiore.
16 Dobbiamo dedurne che «la prima tesi» è di Aristotele e Tolomeo, e l’ultima quella di
Copernico.
17
Cioè, «esattamente».
18
Galileo si serve del termine «stella» in senso quasi equivalente a corpo celeste. Si
tratta, comunque, come è ovvio, delle quattro lune o satelliti maggiori di Giove (Io,
Europa, Ganimede e Callisto), scoperti da Galileo stesso con una appassionante serie di
osservazioni nel gennaio 1610, da lui descritte nel Sidereus nuncius. Per far sì che i
contestatori della sua scoperta mostrassero una certa prudenza nelle loro affermazioni,
attribuì ai satelliti il nome di «medicei».
19 Nel mondo greco c’era un accordo pressoché universale sul fatto che, al di qua della
sfera delle stelle fisse, in ordine discendente verso la Terra, si susseguissero Saturno,
Giove e Marte, mentre il «pianeta» più vicino alla Terra immobile era la Luna. I tempi
nei quali le sfere corrispondenti completavano una rivoluzione sembravano un valido
criterio della loro disposti. Saturno, la cui sfera era la più lenta – il suo comportamento
era il più simile a quello delle stelle fisse – era il più lontano, prossimo appunto alla
sfera delle fisse; la Luna, la cui sfera era la più rapida, era la più vicina, eccetera. Ma
Mercurio, Venere e il Sole avevano un periodo medio di un anno, e ne derivarono molte
discussioni sulla posizione relativa dei tre corpi celesti, essendo impossibile servirsi
dello stesso criterio per decidere chiaramente del loro ordine. Neppure le eclissi dei
pianeti e del Sole rappresentavano un metodo sicuro, perché nel caso di Venere e
Mercurio si presentavano molti problemi. Inizialmente, infatti, alcuni situarono il Sole
immediatamente dopo la Luna o tra Mercurio e Venere; e sebbene i più adottassero la
seguente disposizione a partire dalla Terra in posizione centrale: Luna, Mercurio,
Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno e stelle fisse, non per questo il problema poteva
considerarsi risolto. Infatti Tolomeo nell’Almagesto, IX, 1, riconosce che quest’ordine
pecca di una certa imprecisione, sebbene gli sembri il più plausibile. Nelle Ipotesi sui
pianeti dice che sulla questione «non si può pronunciare un giudizio certo», anche se più
avanti decide a favore dell’ordinamento menzionato; a partire dal II secolo a.C.,
l’autorità di Tolomeo contribuì alla quasi unanime accettazione dell’ordine stesso. Ma
440