Page 412 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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di moto e di quiete, se ella in un solo di questi due eternamente si
mantiene?
SAGR. Questi discorsi m’hanno racconciato alquanto lo stomaco, il quale
quei pesci e quelle lumache in parte mi avevano conturbato; ed il primo
m’ha fatto sovvenire la correzione d’un errore, il quale ha tanto
apparenza di vero, che non so se di mille uno non l’ammettesse per
indubitato. E questo fu, che navigando in Soria, e trovandomi un
telescopio assai buono, statomi donato dal nostro comune amico, che
non molti giorni avanti l’aveva investigato, proposi a quei marinari che
sarebbe stato di gran benefizio nella navigazione l’adoperarlo su la
gaggia della nave per iscoprir vasselli da lontano e riconoscergli: fu
approvato il benefizio, ma opposta la difficultà
Considerazione sottile
del poterlo usare mediante il continuo fluttuar circa ’l potersi
della nave, e massime in su la cima
usare il telescopio
dell’albero, dove l’agitazione è tanto con la medesima
maggiore, e che meglio sarebbe stato chi
facilità tanto in
l’avesse potuto adoperare al piede, dove tal cima dell’albero della
movimento è minore che in qualsivoglia altro
nave quanto al
luogo del vassello. Io (non voglio ascondere
l’error mio) concorsi nel medesimo parere, e piede.
per allora non replicai altro, né saprei dirvi da che mosso, tornai tra me
stesso a ruminar sopra questo fatto, e finalmente m’accorsi della mia
semplicità (ma però scusabile) nell’ammetter per vero quello che è
falsissimo: dico falso, che l’agitazion massima della gaggia, in
comparazion della piccola del piede dell’albero, debba render più
difficile l’uso del telescopio nell’incontrar l’oggetto.
SALV. Io sarei stato compagno de i marinari ed anche vostro, su ’l
principio.
SIMP. Ed io parimente sarei stato, e sono ancora; né crederei co ’l
pensarvi cent’anni intenderla altrimenti.
SAGR. Potrò dunque io questa volta farvi a tutti due (come si dice) il
maestro addosso: e perché il proceder per interrogazioni mi par che
dilucidi assai le cose, oltre al gusto che si ha dello scalzare il compagno,
cavandogli di bocca quel che non sapeva di sapere, mi servirò di tale
artifizio. E prima io suppongo che le navi, fuste o altri legni, che si cerca
di scoprire e riconoscere, sieno lontani assai, cioè 4, 6, 10 o 20 miglia,
perché per riconoscer i vicini non c’è bisogno d’occhiali; ed in
conseguenza il telescopio può, in tanta distanza di 4 o 6 miglia,
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