Page 411 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
P. 411

SIMP. Son sicuro che non bisognerebbe far mutazion nessuna, e che non
          solo la vista, ma quando io v’avessi drizzato la mira d’un archibuso, mai

          per qualsivoglia moto della nave non mi bisognerebbe muoverla un pelo
          per mantenervela aggiustata.

          SALV.  E  questo  avviene  perché  il  moto  che  conferisce  la  nave
          all’antenna, lo conferisce anche a voi ed al vostro occhio, sì che non vi

          convien  muoverlo  punto  per  rimirar  la  cima  dell’antenna;  ed  in
          conseguenza ella vi apparisce immobile.                 132  Ora trasferite questo discorso

          alla vertigine della Terra ed al sasso posto in cima della torre, nel quale
          voi non potete discernere il moto, perché quel movimento che bisogna

          per seguirlo, l’avete voi comunemente con lui dalla Terra, né vi convien
          muover l’occhio; quando poi gli sopraggiugne il moto all’ingiù, che è

          suo particolare, e non vostro, e che si mescola co ’l circolare, la parte del
          circolare  che  è  comune  della  pietra  e  dell’occhio,  continua  d’esser
          impercettibile,  e  solo  si  fa  sensibile  il  retto,  perché  per  seguirla  vi

          convien  muover  l’occhio  abbassandolo.  Vorrei,  per  tòr  d’error  questo
          filosofo, potergli dire che, una volta andando in barca, facesse d’avervi

                                                un  vaso  assai  profondo  pieno  d’acqua,  ed
            Esperienza che mostra
                                                avesse accomodato una palla di cera o d’altra
            come il moto

            comune è impercettibile.            materia  che  lentissimamente  scendesse  al
                                                fondo,  sì  che  in  un  minuto  d’ora  appena

          calasse  un  braccio,  e  facendo  andar  la  barca  quanto  più  velocemente
          potesse,  talché  in  un  minuto  d’ora  facesse  più  di  cento  braccia,
          leggiermente  immergesse  nell’acqua  la  detta  palla  e  la  lasciasse

          liberamente  scendere,  e  con  diligenza  osservasse  il  suo  moto:  egli
          primieramente la vedrebbe andare a dirittura verso quel punto del fondo

          del vaso dove tenderebbe quando la barca stesse ferma, ed all’occhio suo
          ed  in  relazione  al  vaso  tal  moto  apparirebbe  perpendicolarissimo  e
          rettissimo; e pure non si può dir che non fusse composto del retto in giù

          e  del  circolare  intorno  all’elemento  dell’acqua.  E  se  queste  cose
          accaggiono in moti non naturali, ed in materie che noi possiamo farne

          l’esperienze nel loro stato di quiete e poi nel contrario del moto, e pur,
          quanto all’apparenza, non si scorge diversità alcuna e par che ingannino

          il  senso,  che  vogliamo  noi  distinguere  circa  alla  Terra,  la  quale
          perpetuamente è stata nella medesima costituzione, quanto al moto o alla

          quiete?  ed  in  qual  tempo  vogliamo  in  essa  sperimentare  se  differenza
          alcuna si scorge tra questi accidenti del moto locale ne’ suoi diversi stati





                                                          411
   406   407   408   409   410   411   412   413   414   415   416