Page 417 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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dalla barca, par che si muovano in contrario: ma se stelle.
per una tale esperienza voleste restare appagato del
moto terrestre, direi che riguardaste le stelle, che per ciò vi appariscono
muoversi in contrario. Il maravigliarsi poi di non sentir cotal principio,
posto che fusse nostro interno, è pensiero men ragionevole; perché se noi
non sentiamo un simile che ci vien di fuori e che frequentemente si
parte, per qual ragione dovremmo sentirlo quando immutabilmente
risedesse di continuo in noi? Ora ècci altro in questo primo argomento?
SIMP. Ècci questa esclamazioncella: Ex hac itaque opinione necesse est
diffidere nostris sensibus, ut penitus fallacibus vel stupidis in
sensibilibus, etiam coniunctissimis, diiudicandis; quam ergo veritatem
sperare possumus, a facultate adeo fallaci ortum trahentem? 136
SALV. Oh io ne vorrei dedur precetti più utili e più sicuri, imparando ad
esser più circuspetto e men confidente circa quello che a prima giunta ci
vien rappresentato da i sensi, che ci possono facilmente ingannare; e non
vorrei che questo autore si affannasse tanto in volerci far comprender co
’l senso, 137 questo moto de i gravi descendenti esser semplice retto e non
di altra sorte, né si risentisse ed esclamasse perché una cosa tanto chiara
manifesta e patente venga messa in difficultà; perché in questo modo dà
indizio di credere che a quelli che dicon, tal moto non esser altrimenti
retto, anzi più tosto circolare, paia di veder sensatamente quel sasso
andar in arco, già che egli invita più il lor senso che il lor discorso a
chiarirsi di tal effetto: il che non è vero, Sig. Simplicio, perché, sì come
io, che sono indifferente tra queste opinioni e solo a guisa di comico mi
immaschero da Copernico in queste rappresentazioni nostre, non ho mai
veduto, né mi è parso di veder, cader quel sasso altrimenti che a
perpendicolo, così credo che a gli occhi di tutti gli altri si rappresenti
l’istesso. Meglio è dunque che, deposta l’apparenza, nella quale tutti
convenghiamo, facciamo forza co ’l discorso, o per confermar la realtà
di quella, o per iscoprir la sua fallacia.
SAGR. Se io potessi una volta incontrarmi in questo filosofo, che pur mi
pare che si elevi assai sopra molti altri seguaci dell’istesse dottrine,
vorrei in segno di affetto ricordargli un accidente che assolutamente egli
ha ben mille volte veduto, dal quale, con molta conformità di questo che
trattiamo, si può comprendere quanto facilmente possa altri restar
ingannato dalla semplice apparenza o vogliamo dire rappresentazione
del senso. E l’accidente è il parere, a quelli che di notte camminano per
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